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La pioggia battente all’arrivo, nelle prime ore del pomeriggio, non ha impedito il pellegrinaggio diocesano vicariale a piedi fino alla chiesa cattedrale, guidato da mons. Angelo Raffaele Panzetta, prima dell’inizio della santa messa presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia.

 

 

Il secondo appuntamento in programma in questo mese di maggio ha visto protagoniste le comunità parrocchiali della Vicaria di Monteroni, guidata da don Giuseppe Spedicato

Dalla Bolla di indizione “Spes non confundit nn.5-6”, il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita.  Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. I pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare. Siamo così dinanzi a un percorso segnato da grandi tappe, nelle quali la grazia di Dio precede e accompagna il popolo che cammina zelante nella fede, operoso nella carità e perseverante nella speranza. 

Anche ieri pomeriggio, i fedeli pellegrini si sono ritrovati presso la chiesa colletta di Sant'Irene, dove i sacerdoti della vicaria stessa si sono messi a disposizione per le confessioni individuali. Successivamente è stato l'arcivescovo coadiutore a introdurre e guidare la liturgia iniziale dove, dopo la preghiera introduttiva, ha tenuto una breve catechesi sulla Parola tratta dal Libro di Giosuè (24,1-2;14-28); una catechesi che indica la strada verso il futuro, il cammino verso la cattedrale va a indicare il cammino verso Dio, un cammino rinnovato verso la comunità cristiana. 

Così il presule si è espresso: “questa sosta, all’interno di questa bellissima chiesa dedicata a Sant’Irene, costituisce un’occasione di meditazione, di preparazione spirituale prima dell’ingresso nella cattedrale che è il cuore della diocesi – la domus ecclesiae - di Lecce. A noi che siamo venuti per pregare, ci è stata rivolta una Parola che ci serve come viatico, come luce, come lampada per compiere questo itinerario verso la cattedrale, che è un luogo fisico ma anche spirituale, un punto di approdo del cammino dell’Anno Santo e del pellegrinaggio giubilare. Abbiamo ascoltato una Parola che ci ha raccontato il punto di approdo del pellegrinaggio esodale, dalla schiavitù al servizio. Anche noi stiamo compiendo questo segno giubilare di questo pellegrinaggio, perché anche noi vogliamo che accada della nostra vita quello che è accaduto a Israele, vogliamo che in questa esperienza maturi dentro di noi la scelta fondamentale di Dio, come Signore della nostra vita”. 

Poi ha concluso così: “L’idolo più terribile della nostra vita è il nostro io, perché tra Dio e io cambia solo una lettera. Bisogna stare attenti che il nostro ego, il nostro io, non prenda il posto di Dio. Siamo venuti qui per fare pulizia del cuore. Siamo venuti qui per rimettere Dio al centro, nell’altare maggiore della nostra vita ci deve essere il Signore”. 

Al termine, sacerdoti, religiosi e laici processionalmente si sono diretti verso Piazza Duomo dove, l'arcivescovo Seccia ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica molto partecipata, nel corso della quale le parole dell’omelia hanno tracciato delle linee guida molto particolari per l’importanza della celebrazione vissuta.  “Gli anni del giubileo - afferma il presule - sono anni di santificazione. È un tempo di grazia dove la Chiesa, di periodo in periodo, invita tutti quanti noi a rivedere il nostro modo di credere, a ripensare il nostro modo di essere fedeli a Dio. Intensifichiamo l’impegno di essere una chiesa viva. Una chiesa pellegrinate - come questa sera accogliendo la forania di Monteroni - abbiamo la visione dell’esperienza del cammino verso la chiesa madre. Questi tempi giubilari servono a ricordare che ci sono dei momenti di grazia speciali, nei quali, tutti dobbiamo sentirci richiamati per riscoprire queste verità fondamentali e a viverle”. 

Il pellegrinaggio è stato un viaggio interiore verso la speranza e la riconciliazione, un atto simbolico e reale di cammino verso Dio. La speranza è quella forza propulsiva che ci fa prendere in mano la vita e ci spinge verso il futuro. I pellegrinaggi vicariali diocesani sono caratterizzati da interiorità e profondità, affinché il Giubileo non sia solo un evento materiale ma dia consistenza al nostro vivere e alle nostre scelte.

 

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

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