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“Ci siamo ritrovati ieri mattina con il Santo Padre all’ingresso del Palazzo del Sant’Uffizio, io e il card. Lazarus You Heung-Sik, prefetto del Dicastero del clero - abitiamo lì tutti e tre -, qualche minuto prima dell’inizio della prima riunione del Papa con il Collegio dei cardinali”.

 

 

“Le Guardie Svizzere erano già schierate per il saluto al Pontefice e l’auto pronta per accompagnarlo nell’Aula del Sinodo quando il card. Lazarus gli ha proposto: ‘Santità, perché non facciamo due passi a piedi, l’aula è qui dietro’”. Così don Marcello, il card. Semeraro, racconta la prima passeggiata pubblica - sia pure tra le mura vaticane – di Leone XIV: “non immaginavamo di trovare tanta gente ad attendere il passaggio del Papa”. 

“In verità - rivela - anch’io avevo bisogno di parlargli in vista di alcune beatificazioni nelle prossime settimane. Abbiamo avuto modo di concordarle mentre raggiungevamo gli altri confratelli cardinali”.

 

Eminenza, è giusto pensare che il Conclave cui ha partecipato e l’elezione-lampo del nuovo Pontefice siano stati un’autentica epifania della Chiesa-comunione? Una verità che è stata un suo "cavallo di battaglia" quando insegnava ecclesiologia…

La “comunione”, in questo caso la comunione dei vescovi espressa dal collegio dei cardinali, è una manifestazione del mistero della Chiesa ed è, perciò, un evento di grazia. Per questo, l’espressione elezione-lampo non mi piace, perché il tutto è maturato nel tempo. Sono diversi i momenti in cui questa maturazione mi è parso di sperimentarla: considerando, anzitutto, la centralità di Cristo, verso il quale sempre abbiamo guardato (lo ha sottolineato il nuovo Papa nell’omelia della messa celebrata con i cardinali il 9 maggio). In questo siano stati molto aiutati del tempo della Pasqua in cui tutti i fatti (dalla morte di Francesco all’elezione di Leone) sono accaduti. Ci sono state, quindi la fraternità e la cordialità in cui tutto ciò è avvenuto, nonostante fossimo in tanti e molti fra noi non ci fossimo mai incontrati; quindi le riflessioni scambiate per ore e ore nel tempo delle Congregazioni e poi il silenzio meditativo delle ventiquattr’ore vissute in “conclave”; infine la velocità, benché graduale, con cui si è formata la maggioranza che ha portato alla elezione del nuovo Successore di Pietro e la gioia con cui unanimemente è stato accolto l’accepto del card. Prevost. In quel momento mi sono tornati alla memoria i versi del Manzoni: «Come la luce rapida / Piove di cosa in cosa … / Tal risonò moltiplice / La voce dello Spiro:/ L’Arabo, il Parto, il Siro / In suo sermon l’udì».

 

Ci parli di Papa Leone XIV?

Lo conosco di persona solo da quando nel 2023 Papa Francesco lo creò cardinale e prefetto del Dicastero per i vescovi, i cui uffici sono nello stesso palazzo dov’è il Dicastero delle cause dei santi: è stato abituale, dunque, incontrarsi quotidianamente e avere reciproca famigliarità. Oltre agli abituali incontri e periodici come capi dicastero, in questo tempo abbiamo lavorato insieme nel Dicastero per la dottrina della fede e abbiamo pure condiviso (lo condividiamo pure in questi giorni) il domicilio nel Palazzo del Sant’Uffizio. Anche per questi motivi di collaborazione e materiale vicinanza è sorta fra noi una reciproca amicizia. Per il resto, al di là della sua preparazione teologica e giuridica, considererei un aspetto che riguarda le vicende della sua vita: egli è nativo di Chicago (Usa), ma ha le sue origini in una famiglia di origini francese, italiane e spagnole. Essendo religioso agostiniano nel 1985 è inviato missionario in Perù dove svolge varie forme di ministero pastorale per dieci anni. Vi ritorna come vescovo diocesano nel 2014 e intanto è pure per due sessenni Priore generale della sua famiglia religiosa dimorando in Roma… Queste situazioni ne fanno una personalità corrispondente alle urgenze del momento presente, nella Chiesa e nel mondo; con un parola cara a Papa Francesco, la chiamerei “poliedrica” e questo è davvero una qualità da unire a quel carattere mite che si riconosce al solo osservarne il volto. Per la Chiesa egli è davvero un dono e di questo siamo grati al Signore, che così ci ha nuovamente mostrato il suo amore.

 

Perché è il Papa che ci voleva in questo momento storico?

Penso che già una risposta giunga da quanto ho appena detto. La nostra realtà umana e spirituale non è un “prefabbricato”. Essa si edifica (e anche si rovina) attraverso le scelte che facciamo, le esperienze che viviamo, le nostre fedeltà… Papa “opportuno” per il momento storico che viviamo, egli lo è anzitutto perché, nella nostra prospettiva cristiana, è la persona scelta dal Signore Gesù. Presentandosi ai presenti in Piazza San Pietro e al mondo Papa Leone ha citato un testo di sant’Agostino: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”. Mentre lo ascoltavo dall’aula delle benedizioni da cui ha raggiunto la Loggia delle benedizioni, mi è tornata alla memoria quest’altra frase agostiniana: “Sia impegno di amore pascere il gregge del Signore”. Da bravo agostiniano Leone XIV ci sarà di esempio e di sprone anche in questo. Tutto, anche nei vari ambiti della vita umana deve, se vuole fruttificare, nascere dall’amore; diversamente è sterilità.

 

Quali sono le prime emergenze che dovrà affrontare dentro e fuori la Chiesa?

Il Papa ha esplicitamente dichiarato che la scelta del nome è un rimando a Leone XIII. Nel discorso di ieri al Collegio cardinalizio ha espressamente detto: “Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica “Rerum novarum”, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”. È, mi pare, anche un elemento di continuità con tanta parte del magistero di Francesco: penso a “Fratelli tutti”, a “Laudato si’”, al volto di “Chiesa estroversa”, alla opzione della “periferia” come principio ermeneutico. Anche all’interno delle strutture ecclesiastiche, però, c’è bisogno di una riforma. Non c’è bisogno di pensare solo a Lutero quando si dice: “ecclesia semper reformanda!”. Penso, allora, a quella della Curia romana già avviata da Francesco che ritengo debba essere ulteriormente migliorata, anche implementando alcune scelte fondamentali fatte a suo tempo da San Paolo VIpenso alle necessarie chiarificazioni e precisazioni sul concetto stesso di “sinodalità”. Chiedo, ad esempio: si è tenuto conto almeno della distinzione, richiesta dalla stessa segreteria generale del Sinodo nel documento del marzo 2014, tra il momento dell’elaborazione delle proposte (decision making) e quello della presa delle decisioni (decision taking), che spetta alla autorità voluta da Cristo nella sua Chiesa? Unanimemente, poi, sono stati richiamati alcuni punti fermi quale il magistero del Concilio Vaticano II e pure la prospettiva ecclesiale di “Evangelii gaudium”. Il grande J.H. Newman ha elaborato a suo tempo una criteriologia dello sviluppo dei dogmi e perciò anche della fede nella Chiesa: implica l’importanza della crescita e la negazione di un arretramento. La vita - anche quella della e nella Chiesa - è crescita

 

È risaputo che lei ha avuto il dono e il privilegio di essere stato collaboratore e grande amico di Papa Francesco. Quali le affinità e quali le differenze cui dovremo abituarci con Papa Leone? ‎

Penso di avere già in parte risposto a quest’ultima domanda. D’altra parte, come ho ricordato, è stato Papa Francesco a chiamare alla guida del Dicastero per i vescovi e a creare cardinale il vescovo Robert Francis Prevost. Solo umanamente parlando e pure a volere prescindere (cosa che sarebbe sbagliata) dalle ragioni ecclesiali e pastorali, c’è da chiedersi: lo avrebbe fatto, se non avesse individuato una persona di cui avere fiducia? Ciò detto vale l’espressione attribuita al beato Carlo Acutis, di cui s’attendeva la canonizzazione proprio in questi giorni: “tutti nasciamo come degli originali”. Questo è valso per Francesco e vale ovviamente per Leone XIV. Al termine delle sue parole nell’incontro fatto con noi cardinali, mi ha commosso, per la mia storia personale, la citazione che egli ha fatto di San Paolo VI: «Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca…  la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo».

 

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Mi curo di te, la sanità nel Salento. Radio Portalecce