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Un'unica grande famiglia in preghiera per il Santo Padre Francesco scomparso alle prime ore di lunedì scorso, lunedì dell’Angelo.

 

 

Seppur con la tristezza nel cuore ma con la speranza che nasce dal Crocifisso Risorto, la comunità ecclesiale di Lecce, a poche ore dai funerali di stamattina in Piazza San Pietro, ha risposto numerosa alla convocazione del suo pastore, l’arcivescovo Michele Seccia che, dopo il rosario meditato aux flambeaux in Piazza Duomo, guidato dall'arcivescovo coadiutore Angelo Panzetta, ha presieduto, ieri sera 25 aprile, la solenne concelebrazione eucaristica nella chiesa cattedrale in memoria del Pontefice defunto.

Accanto a lui il suo coadiutore e l’arcivescovo Luigi Pezzuto oltre ad un nutrito e significativo gruppo di sacerdoti e diaconi dell’arcidiocesi leccese. 

Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi della diocesi insieme ai ministranti della parrocchia “Santa Maria del Popolo” in Surbo guidati dal direttore dell’Ufficio liturgico diocesanodon Mattia Murra. I canti sono stati eseguiti dal coro della cattedrale diretto dal maestro Tonio Calabrese.

Non un momento di commiato ma, come è nella sua natura, un momento di rendimento di grazie al Signore che attraverso la figura e il magistero di Papa Francesco ha guidato la Chiesa in questi ultimi dodici anni: così l’arcivescovo Seccia ha voluto introdurre l’omelia nella quale ha spiegato il senso della celebrazione eucaristica che, come evento ecclesiale, è stata una preghiera corale che da questo lembo di mondo che è il Salento si è levato unanime insieme alle tante espressioni di orazione che in questi gironi salgono incessanti da tutta la terra.

Così Seccia: “Vorrei che la nostra Chiesa diocesana esprimesse in questa liturgia il suo grazie collettivo al Pastore Buono perché ha continuato a sostenere e guidare la sua Chiesa attraverso il saggio, paterno, fermo e illuminato ministero del Santo Padre, il Papa Francesco: in questo decennio di grazia abbiamo imparato a conoscere l’uomo della misericordia, il pontefice della carità, il pastore che spesso, sovvertendo i protocolli liturgici o di sicurezza, ha voluto comunicarci che il Vangelo è gioia, è vita, è esperienza concreta”.

Sì, proprio la concretezza, infatti, è stato uno degli aspetti caratterizzanti la vita e le opere del Successore di Pietro defunto, capace di essere e farsi tutto a tutti, capace di incarnare lo stile del pastore che deve essere davanti per guidare il gregge, in mezzo per avere il sentire della comunità, dietro per essere in grado di guardare il cammino del popolo che il Paraclito gli ha affidato.

Ancora Seccia: “Tra i numerosi tratti con cui abbiamo imparato ad amare il Santo Padre Francesco, mi piace evidenziare la sua voglia di stare tra la gente, evidenziata dal desiderio ultimo - nella domenica di Pasqua - di rivolgere al popolo radunato in Piazza San Pietro il suo messaggio, di benedire la sua gente, di abbracciarla idealmente per l’ultima volta: sono segni che dicono non solo la grandezza dell’uomo quanto la sua capacità di essere pastore con l’odore delle pecore, intimamente unito a quel gregge del quale, fino alla fine, è stato pastore e per il quale ha offerto la sofferenza di questi ultimi mesi”. 

Nella gratitudine al Padre per questo dono, la fiducia per il prosieguo dele cammino ecclesiale, forti della intercessione di Papa Francesco che, davanti all’Altissimo, continuerà ad accompagnare con la preghiera i passi della comunità ecclesiale universale e ricorrerà presso il Signore affinché possa mandare alla Chiesa un pastore in grado di continuare a guidarla con passione, tenacia e tenerezza.

Ha concluso Seccia: “Fratelli e sorelle, la nostra Chiesa intensifichi in questa ora la sua preghiera: nel mentre riconsegna, grata, al Padre questo suo amato pastore, così non si stanchi di domandare quanto prima che egli doni all’umanità intera un pastore solerte, forte, innamorato del vangelo che, in continuità con l’operato di papa Francesco possa servire la Chiesa e guidarla nel nome del Signore”.

Un evento di grazia, allora, quello vissuto dalla comunità ecclesiale leccese con i suoi due pastori: un momento nel quale tutti si sono sentiti parte della Chiesa universale, chiamata in queste ore, ad elevare la lode e la gratitudine per un uomo, papa Francesco, che ha saputo essere e diventare ogni giorno di più Vangelo vivente. 

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

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