Un silenzio attento e partecipe ha accolto ieri mattina, nella sala congressi del Grand Hotel Tiziano di Lecce, la testimonianza di Gianpietro Ghidini, fondatore della Fondazione Ema PesciolinoRosso Ets.
L’evento, promosso dalla Fondazione Splendor Fidei Ets, in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale e il Servizio diocesano di pastorale giovanile, ha coinvolto numerosi studenti delle scuole secondarie di secondo grado del territorio.
Di fronte a una platea composta da centinaia di ragazzi, Ghidini ha condiviso la sua toccante testimonianza, nata dal dolore per la perdita del figlio Emanuele - scomparso nel 2013 a soli 16 anni dopo aver assunto una droga sintetica - e trasformata in una missione di vita dedicata all’ascolto e al sostegno dei giovani.
L’incontro, moderato dal giornalista Loris Coppola è iniziato con i saluti istituzionali di mons. Antonio Montinaro, presidente della Fondazione Splendor Fidei e di Antonio Perrone, direttore della stessa Fondazione. A seguire, gli interventi di don Salvatore Corvino, direttore del Servizio diocesano di pastorale giovanile, e del Prefetto di Lecce, Natalino Manno, tra i principali promotori di questo incontro, che ha sottolineato il valore educativo dell’iniziativa e la necessità di moltiplicare occasioni di ascolto e confronto nelle scuole.
Presenti in sala anche l’arcivescovo Michele Seccia, il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Donato D’Amato e il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Stefano Ciotti.
Poi il momento più atteso: quello della parola di Gianpietro Ghidini.
“Undici anni fa mi sono trovato sopra un fiume, a Gavardo, in provincia di Brescia - ha esordito. Mi avevano appena raccontato che mio figlio Emanuele, di 16 anni, dopo aver preso una droga sintetica a una festa con degli amici più grandi, si era buttato in quel fiume ed era annegato. Mi sono trovato faccia a faccia con quel dolore che mi diceva ‘bùttati’, perché così avrei potuto cancellarlo per sempre, ma l’amore per mio figlio mi ha fermato. Sono tornato a casa per capire se la mia vita poteva ancora avere un senso, perché il senso fino a quel momento era stato la ricerca del successo, delle cose belle, del denaro. Dopo due giorni, ho ricevuto quella risposta. La notte prima del funerale di Emanuele ho sognato che mi buttavo nel fiume e lo salvavo, tirandolo fuori. Ho sentito una grande energia e ho avuto tutto chiaro: mio figlio mi stava dicendo: ‘Sàlvati, prova a cambiare la tua vita’. Allora scrissi una lunga lettera che è contenuta in un libro che si chiama ‘Lasciami volare’ con la promessa che avrei creato un'associazione per salvare i giovani. Da allora è nata Ema PesciolinoRosso e dopo oltre 11 anni e più di 2mila incontri in tutta Italia sono ancora qui a cercare di portare un messaggio ai giovani: quello di credere in sé stessi e di affrontare il dolore”.
È stato un incontro intenso e profondo, che ha toccato i cuori dei presenti. Attraverso parole autentiche e cariche di umanità, “Papà Gianpietro”, come è affettuosamente chiamato, ha guidato i ragazzi in una riflessione sui temi dell’adolescenza, delle scelte, dell’ascolto e del valore delle relazioni, offrendo strumenti concreti per affrontare le sfide del presente e immaginare un futuro possibile.
In un discorso senza filtri su fragilità, solitudine, relazioni familiari e pressione sociale, ha offerto parole autentiche, capaci di entrare in profondità e scuotere coscienze. Ha invitato i giovani a non avere paura di mostrarsi per ciò che sono, a chiedere aiuto, a coltivare relazioni sane e vere. Ha parlato del dolore, ma anche della possibilità di trasformarlo in amore.
L’incontro si è concluso proprio con le domande degli studenti, visibilmente emozionati, che hanno voluto aprire il proprio cuore, condividere pensieri, chiedere consigli. Un momento di grande intensità, che si è trasformato, alla fine, in un gesto corale e spontaneo: tanti ragazzi si sono avvicinati per abbracciare Gianpietro, come se quelle sue parole avessero toccato corde profonde, difficili da spiegare ma impossibili da ignorare. Forse perché, in un mondo che spesso sorvola sulla fragilità, hanno riconosciuto qualcuno che sa ascoltarla davvero.
Un ascolto che non si conclude però con l’incontro di oggi, ma che guarda già al futuro: su proposta del Prefetto Manno, con la disponibilità di Gianpietro Ghidini e di sua moglie Serenella - anche lei presente all’evento di ieri - e con il pieno sostegno della Fondazione Splendor Fidei, dell’Ufficio scolastico provinciale e del Servizio diocesano di pastorale giovanile, è in programmazione, probabilmente intorno alla metà di giugno, un nuovo appuntamento, sempre a Lecce, pensato per coinvolgere un numero ancora maggiore di studenti, aprendo il dialogo anche a genitori e famiglie. Un segno concreto della volontà di proseguire un cammino di ascolto, consapevolezza e vicinanza.
“Abbiamo vissuto un momento che non dimenticheremo - ha concluso mons. Antonio Montinaro, presidente della Fondazione Splendor Fidei. L’intensità con cui Gianpietro Ghidini ha parlato ai ragazzi, il silenzio con cui lo hanno ascoltato, i volti commossi; tutto ci dice che queste parole hanno lasciato un segno profondo. Come Fondazione, crediamo fermamente che eventi come questo siano necessari per costruire una comunità più attenta, più vicina ai bisogni delle nuove generazioni, capace di ascoltare davvero”.
Photogallery di Arturo Caprioli.