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È calato ieri sera il sipario anche sulla "seconda puntata" degli esercizi spirituali come ha simpaticamente affermato l'arcivescovo coadiutore di LecceAngelo Panzetta al termine del secondo dei quattro giorni di preghiera e di ascolto della Parola che, in totale sintonia con l'arcivescovo Michele Seccia, sono stati proposti alla Chiesa leccese quale itinerario biblico giubilare e quaresimale.

 

 

Le meditazioni, dalla parrocchia di San Bernardino Realino in Lecce, per la regia di Paolo Longo, l’aiuto regia di Francesco Capoccia e il coordinamento di don Emanuele Tramacere - sono state anche trasmesse in diretta sulla pagina Fb e sul canale YouTube di Portalecce (GUARDA).

Dal dono alla responsabilità: così potrebbe sintetizzarsi quanto l'arcivescovo Panzetta ha donato ai presenti commentando la seconda parte (vv.13-25) del primo capitolo della Prima Lettera di San Pietro apostolo.

Il cristiano, perché affascinato dal Signore, non è colui che è chiamato a crogiolarsi nella gratuità del dono ricevuto ma è chiamato a vivere questa avventura - quella di chiamato alla sua sequela - con estrema responsabilità, lì dove questa inserisce nel rapporto con i beni.

Così Panzetta: "Pietro richiama ognuno di noi ad essere uomini e donne che fanno sul serio con il Signore, che si giocano per lui totalmente, senza riserve, tenendo un cuore che, votato a lui, si mantiene sobrio e coltiva un certo distacco dalle ricchezze, cose tutte che possono diventare autentiche zavorre nel cammino di discepolato".

Per poter realizzare questa progettualità di vita cristiana, il credente è chiamato a guardare alla Speranza che diventa il motore propulsore affinché il passo verso il Signore non si faccia tardo ma sia indice di un desiderio che anima la vita del battezzato: avere come meta l'incontro definitivo con il Signore.

Ancora l'arcivescovo coadiutore di Lecce: "Fratelli e sorelle, noi abbiamo nella speranza un asse molto importante in ordine al perché siamo cristiani e lo siamo perché abbiamo come meta l'incontro definitivo con Cristo; se, anche solo per un istante, noi dimenticassimo questo aspetto, ci renderemo conto che stiamo perdendo tempo, che siamo pellegrini che vagano senza un perché".

E il perché della vita credente è dato ad ogni innamorato del Signore dal dipanarsi di una vocazione, quella alla santità, che ognuno deve perseguire in obbedienza a quanto chiesto da Dio ad ogni suo figlio: "siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo " (Lv 19.2).

Ancora il presule: "il credente è colui che deve fare sul serio nella santità, non giocando al ribasso col Signore, consapevole di come, nella vita spirituale, non occorre difendersi solo dalle tentazioni; viviamo, infatti, un tempo storico nel quale, complice la ripresa dalla pandemia, si è diffusa la tentazione del tornare indietro, di tirare i remi in barca, di non andare in fondo alle cose, financo alle cose di Dio".

Pietro, tuttavia, riporta i fedeli a cui scrive, alla certezza di un Dio che sia Padre e non giudice, generoso e mai avaro, pieno di misericordia verso chi lo ama e lo accoglie quale segreto del proprio vivere. Anche il cristiano, dunque, deve purificare questa concezione di Dio che diventa decisiva nella dinamica della fede.

Dice Panzetta: "davanti al Signore non abbiamo scuse da accampare, non possiamo nasconderci: se è  vero che egli ama noi, e ce lo ha fatto capire in Cristo,  e noi amiamo lui, questa mutua amatio (amore scambievole) deve dispiegarsi nella libera certezza che nulla di quanto noi facciamo è nascosto a lui; tutto è chiaro e manifesto e proprio per questo, Dio è  esigente nell'amore, giacché avendoci dato tutto, chiede a noi altrettanto".

Da ultimo, l'apostolo quasi in un impeto di generosità pastorale, dà a quanti lo leggono il segreto per dirsi amanti di Cristo: non le parole, non i vacui discorsi, bensì uno stile di vita fraterno che diventa il metro di giudizio di quanto e di come un credente sia un uomo fecondato dal suo Maestro.

Conclude Panzetta: "Carissimi, lo slancio verso la santità si vive mettendo in pratica la fraternità che non è quella di un vogliamoci bene a livello orizzontale: essa, se vissuta cristianamente, diventa la cartina di tornasole di quanto e di come Cristo è stato da noi assimilato e questo è bello e, al contempo liberante".

Una seconda serata, pertanto, dalle tinteggiature pratiche in ordine alla vita spirituale, quella vissuta ieri 11 marzo dalla Chiesa di Lecce che si è riscoperta chiamata a camminare con stile appassionato e vigoroso verso Cristo, sua ragione di vita.

Stasera il terzo appuntamento (SCARICA IL SUSSIDIO): inizio alle 17, con l’adorazione eucaristica e la celebrazione dei Vespri. Subito dopo, alcuni sacerdoti si renderanno disponibili per le confessioni individuali.

Alle 19, poi, l'arcivescovo coadiutore Angelo Panzetta detterà la terza meditazione che, dopo un momento di riflessione personale e di ringraziamento, lascerà spazio alla solenne benedizione eucaristica finale.

La diretta di Portalecce sulla pagina Fb e sul canale YouTube avrà inizio, come ogni sera, alle 19.

 

 

Photogallery di Arturo Caprioli.

 

 

 

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