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Martedì 26 marzo alle 17 la Chiesa di Lecce si riunisce ancora una volta intorno al suo pastore per nell’Aula magna dell’Ateneo leccese per vivere un altro momento, la terza tappa, di ascolto e di sinodalità.

Sono state tre tappe di un unico grande momento, di un unico grande evento. La grande Assemblea della Chiesa di Lecce che ha accolto il dono della prima Lettera pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia ma soprattutto ha accolto l’invito che nella Lettera stessa è contenuto, dal suo incipit all’ultima parola: Ascolta popolo mio.

Un invito che, come ci è stato detto nella grande Assemblea del 26 febbraio, ha radici lontane, e che trova il suo seme nel cuore stesso di Dio e nel suo desiderio di manifestare al suo popolo il suo amore di Padre attraverso l’amore del suo Figlio, Parola fatta carne. Un amore che genera, accompagna e custodisce la vita dei suoi figli, della sua famiglia. E come Chiesa, famiglia di Dio, non solo abbiamo ascoltato con le orecchie e la mente ma soprattutto con il cuore e con la nostra stessa vita che da quella stessa Parola si è lasciata illuminare, verificare , incoraggiare.

Come per tutti i figli il nostro ascolto non è stato passiva ricezione di messaggi (l’ascolto vero non è mai passivo, non è mai statico), ma ci siamo dati un tempo di riflessione che ci ha portato a incontrarci poi, il 12 di marzo scorso, nelle nostre zone di impegno pastorale; a ritrovarci là dove noi viviamo concretamente il nostro essere Chiesa, là dove ascoltiamo e celebriamo la Parola, là dove questa stessa Parola viene accolta e trasmessa ai nostri figli e testimoniata a coloro che sono più lontani. Là dove la Parola diventa testimonianza concreta di prossimità e carità.

In tanti, quasi 500 persone, a Campi, Lecce, Magliano, Cavallino ci siamo incontrati, anche i sacerdoti tra di loro, non solo per condividere delle opinioni riguardo alla Lettera ma per vivere insieme il dono di quell’ ascolto reciproco, ascolto degli altri, che trova nell’ascolto dell’Altro la sua sorgente.

Guidati dalla parola scritta dal vescovo abbiamo all’inizio condiviso le nostre risonanze ma, in seguito, suddivisi in gruppi di lavoro in riferimento ai diversi ambiti che caratterizzano la vita pastorale, abbiamo voluto riflettere sulla vita della nostra chiesa locale. Abbiamo guardato alla vita delle nostre parrocchie, delle nostre zone pastorali per coglierne le storie cariche di ricchezze e di fragilità, di modi di essere e di vivere nell’oggi la vita cristiana che non può non essere ecclesiale. Abbiamo percepito il comune desiderio di voler andare oltre esprimendo attese, sogni, ma anche paure, inadeguatezze e, forse anche, resistenze. Ma ci siamo detti il desiderio di andare oltre volendo insieme impegnarci concretamente per essere capaci di generare e costruire la Chiesa di Lecce del prossimo futuro.

In tutti gli ambiti, in tutti i gruppi di lavoro, in tutte le zone pastorali è risuonato un grande entusiasmo, segno che la Chiesa di Lecce è viva. Ma al contempo è emersa la necessità di un maggiore ascolto reciproco che solo può generare maggiore comunione e maggiore impegno comune. E questo a tutti i livelli e in tutti gli ambiti della vita ecclesiale.

Martedì 26 marzo, alle 17, ci incontreremo di nuovo presso l’Aula magna “Codacci-Pisanelli”, dell’Università del Salento, in Viale degli studenti in Lecce.

Non vuole essere un momento conclusivo, né tanto meno un evento celebrativo. Ascoltando le riflessioni sintetiche frutto del lavoro di tanti nelle zone pastorali, ascoltando le riflessioni dei presbiteri, animati dalla riflessione del prof. Nicola Paparella sul tema “L’ascolto tra persona e sinodalità”, guidati dall’intervento conclusivo del nostro pastore vogliamo solo mettere il punto in calce alla prefazione di un cammino che vogliamo scrivere insieme.

Un cammino dove è scritta la Parola che l’Angelo vuole rivolgere alla Chiesa di Lecce. Un cammino dove quella Parola ascoltata, celebrata, vissuta diventa, per l’impegno di tutti, parola e pane per la vita degli uomini, delle donne, delle famiglie, dei giovani, dei ragazzi, degli anziani, dei malati, dei soli, degli ultimi, dei lontani o di coloro che sono in ricerca, di tutti coloro che sono parte di quel “popolo mio” al quale Dio vuole continuare a parlare.

 

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