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Si è svolto ieri, 13 settembre,  un incontro presso la Basilica del Rosario,  a 100 anni dalla nascita del Servo di Dio, don Ugo De Blasi.  

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Ne ha ricordato la figura mons. Fernando Filograna, vescovo della diocesi di Nardò - Gallipoli , alla presenza dell’Arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, dopo la prolusione della prof.ssa Lilia Fiorillo, membro del comitato per la canonizzazione di don Ugo e sua figlia spirituale, avendo anche da lui ricevuto il sacramento del battesimo.

“Don Ugo non ha scritto libri per poterne leggere il pensiero, ma ha lasciato tracce nel cuore delle persone” ha detto  Filograna. Santo, facendo in modo straordinario le cose ordinarie.  Come afferma  Papa Francesco nella Gaudete et exultate: “Una santità casalinga, della porta accanto”.

Santo a tre dimensioni: uomo di preghiera,  sacerdote centrato in Cristo e nell’Eucarestia,  profeta della nuova evangelizzazione. Era un sicuro riferimento, non nel chiasso, ma emanando dal suo posto luce, gioia, grazia.  Fu parroco “dal magistero capace di  commuovere un laicato adulto e responsabile” e di “lasciarsi plasmare dalla teologia del Concilio Vaticano II”. Il messaggio di don Ugo: ogni santo è una missione , che, come dice Papa Francesco, incarna “un momento particolare della storia, un aspetto del Vangelo”.

In tanti ricordano la sua bontà, la sua affabilità, il suo carattere austero, essenziale, ma amabile, sereno,profondo,intelligente, mai frettoloso. Come diceva  mons. Mincuzzi  “sino all’ultimo: vita di preghiera , di contemplazione, di austera obbedienza” e mons. Minerva , “ collaboratore saggio e fedele”.

Secondo il suo pensiero, vita attiva e contemplativa  si compenetrano nelle” anime che sanno entusiasmarsi per un’idea, un principio”. Come in seminario: sveglia  alle 5.30,  preghiere del mattino e meditazione preferibilmente in casa, poi la messa preceduta da 10 minuti di raccoglimento dinanzi al Santissimo, recita del Divino Ufficio e prima del riposo notturno, lettura delle opere di grandi asceti e mistici, come S.Teresa di Gesù, S.Giovanni di Dio, S. Margherita Alacoque. Puntuale alla serotina , al rosario, alla confessione settimanale, aveva sperato in tempi migliori, ma assisteva alla deriva delle forme associative, alla carenza di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, all’ignoranza religiosa e culturale. Per le famiglie oberate già dall’indigenza impetrava l’aiuto comunitario. “Gratis avete ricevuto la fede, gratis passatela agli altri “.

 “Il sacerdote deve essere ostia che si offre a Dio Padre e che si dona in cibo agli uomini per amore di Dio” in una vita di nascondimento per meglio comunicarne la grazia. Come una mamma guarda il suo bambino nella culla, rimirava con gioia il tabernacolo. Dio, suo creatore si faceva nelle sue mani sua creatura.  Diceva: “Il nostro cuore dovrebbe avere tante pulsazioni amorose quanti sono i suoi battiti vitali” e ancora, occorre“essere ostia di Gesù sacerdote anzicchè sacerdote di Gesù ostia”, pronti alla nuova evangelizzazione perché,radicati nell’umile obbedienza.

Don Ugo cercava di “ricomporre nella persona le fratture tra Vangelo e vita” per costruire l’unità che trova nel Vangelo la sua forza. Da qui scaturiva la sua convinzione che la Chiesa  necessita di cristiani santi laici e sacerdoti . È ciò che dice Papa Bergoglio: “Scegli Dio, non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo nella tua vita!”.

 

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