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Nel calendario liturgico, proprio della Chiesa di Lecce, domenica 6 novembre si celebra l’anniversario della Dedicazione della cattedrale, chiesa madre di tutti i fedeli e centro della vita liturgica diocesana.

 

 

 

Anche quest’anno, com’è consuetudine, l’arcivescovo Michele Seccia alle 19,30 presiederà in cattedrale una solenne concelebrazione. Alla messa assisterà il card. Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo e concelebreranno l’arcivescovo Luigi Pezzuto, il vescovo Cristoforo Palmieri con tutto il presbiterio diocesano. Durante la concelebrazione si svolgerà anche il rito di ammissione di tre candidati all’ordine del diaconato permanente: Maurizio Giancane, Vinicio Russo e Pierpaolo Signore.

La celebrazione verrà trasmessa in diretta streaming da Portalecce (pagina Fb) e in tv da Teledehon (ch 19) per la regia di Paolo Longo.

Il rito della Dedicazione di una Chiesa è uno dei riti più suggestivi e ricchi della liturgia latina; in realtà dobbiamo ricordare che nei primi secoli, quando ancora non si era sviluppata una vera è propria liturgia della Dedicazione, era proprio la celebrazione dell’eucaristia a rendere “sacro” il luogo in cui si riunivano i cristiani.

Dopo la riforma liturgica del Vaticano II, con la conseguente revisione dei libri liturgici la liturgia della Dedicazione, presieduta dal vescovo, inizia con la benedizione e l’aspersione dell’acqua sull’altare e sulle pareti dell’edificio.

Successivamente al canto delle Litanie dei santi, il vescovo depone le reliquie di alcuni santi sotto l’altare, segno della presenza di Cristo, l’Unto; le dodici croci, segno degli apostoli, poste su muri del tempio che reggono la Chiesa di Dio, vengono unte con il Sacro Crisma. Infine, l’intero edificio è avvolto dalla nube d’incenso, che sale dal braciere posto sull’altare e che è il simbolo della preghiera che si eleva al Cielo. La Chiesa si illumina a festa, segno della luce di Cristo.

Ricordare il giorno della Dedicazione della cattedrale significa celebrare l’opera della salvezza compiuta dal Signore nella Chiesa diocesana.

Diceva Sant’Agostino in una omelia per la Dedicazione: “se queste pietre materiali non fossero unite tra di loro con la carità, se non combaciassero facilmente, se non si amassero in qualche modo aderendo tra di loro vicendevolmente, questo tempio non ci sarebbe - e aggiungeva - anche noi dobbiamo essere uniti nella carità”.

Tutti devono sentirsi come pietre vive a servizio della Chiesa locale.

Infatti, ciascuno è chiamato a proclamare la salvezza operata da Cristo vivendo con gioia, serenità e semplicità il proprio servizio. Ogni servizio è prezioso se contribuisce alla crescita dell’amore della fede, della comunione e della speranza.

 

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