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In occasione del 50° anniversario di sacerdozio dell’arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro che si celebra domani 15 luglio, Portalecce pubblica una serie di interventi non solo per festeggiarlo ma soprattutto per fare memoria ed invitare la comunità diocesana leccese, di cui egli è figlio, alla preghiera per lui e per le vocazioni al sacerdozio.

 

 

 

Caro don Donato, vista la materiale impossibilità di essere presente alla celebrazione giubilare per i cinquant’anni del tuo sacerdozio, affido a questo scritto, richiestomi dalla tua diocesi madre di Lecce, a me sempre cara, i sentimenti di lode al Signore per il gran dono del tuo ministero sacerdotale ed episcopale.

Ho scelto il tono familiare della lettera perché queste poche righe non vogliono essere né una laudatio né  una approfondita  riflessione della tua passione sacerdotale e del tuo ricco,  intelligente  magistero episcopale, ma il racconto di un sacerdote che vive nella fedeltà e nell’obbedienza le primizie del suo ministero come educatore accanto ai giovani seminaristi e nei variegati compiti a servizio della sua Chiesa di Lecce che l’arcivescovo Minerva e l’arcivescovo Mincuzzi gli affidano  fino alla nomina da parte di quest’ultimo a  provicario generale, nonostante la tua giovane età.

Ai vescovi pugliesi non è sfuggita la tua indubbia capacità di educatore attento e partecipe della vita dei giovani seminaristi, affidandoti il delicato incarico di rettore del Pontificio seminario regionale ‘Pio XI’ di Molfetta.

Al compiersi del 1993 San Giovanni Paolo II ti ha voluto vescovo a Molfetta come successore del grande e indimenticato pastore, il Venerabile don Tonino Bello. Nel 2000 lo stesso santo pontefice ti ha chiamato a servire come arcivescovo la Chiesa di Otranto, un ritorno nel natìo Salento, protetto dalla schiera dei Santi Martiri Idruntini.

Gli anni del tuo servizio episcopale nella Chiesa Otrantina da sempre ti vedono pastore attento e vigile, che guida e nutre il suo gregge lungo i sentieri dell’ascolto attento e profetico della Parola.

Caro don Donato, la tua Chiesa ha da dire grazie al Signore per la guida sicura e l’abbondante magistero con il quale hai saputo dialogare con tutti, memore di un dettato del Vaticano II: “Poiché la Chiesa non può non stabilire un colloquio con l’umana società in mezzo alla quale vive, incombe in primo luogo ai vescovi il dovere di avvicinare gli uomini e promuovere un dialogo con loro” (CD 13).

Questa promozione e questo dialogo da sempre sono una priorità del tuo magistero e del tuo servizio ai fratelli.

Ho da dirti il mio personale grazie per l’affettuosa fraternità con cui da sempre mi hai annoverato tra i tuoi cari amici.

Habe me excusatum per la mia assenza fisica. Non mancherà la mia presenza orante unita a quella della tua Chiesa e dei tuoi confratelli vescovi.

In communione cordis et orationis.

                                                              

*arcivescovo emerito di Lecce

 

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