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È particolarmente interessante leggere e contestualizzare, nel percorso storico della religiosità leccese, l’iniziale attestazione della solennità in onore di Sant’Oronzo, disposta dal vescovo Luigi Pappacoda e riportata, nel 1663, nell’elenco dei giorni liturgici più importanti stabilito dallo stesso presule.

 

 

 

Com’è provato dal documento dell’Archivio storico diocesano di Lecce, De cultu dierum festorum, et de veneratione Sanctorum et Beatorum. Ufficialmente custodito nel faldone archivistico Synodus Lyciensis.

Chiaramente, l’atto costituisce un’ulteriore conferma dell’impegno del presule a sottolineare il valore del riconoscimento del patronato del primo vescovo leccese come importante riferimento nell’attuazione delle decisioni del Sinodo che, dopo il primo del 2 giugno 1647, si svolse a Lecce il 20 maggio 1663.

Una disposizione da leggere nel contesto della ‘questione oronziana’, soprattutto tenendo in debita considerazione la mancata menzione del santo nel noto Breviarum Lyciense del 1527, nel quale per Sant’Oronzo non era prevista una celebrazione con specifico culto nella liturgia.

E che, comunque, va contestualizzata prendendo pure atto che, già da molto prima, ad esempio, era invece ricordata la “via quae vadit ad Sanctum Aorontium”, come attesta una nota ed importante citazione dal XII secolo.

Nella nuova disposizione liturgica, la ricorrenza della memoria di Sant’Oronzo era riconosciuta come solenne celebrazione classificata con la massima importanza “de precetto”.

Anzi, mons. Pappacoda volle e “decrevit” che ad ulteriore testimonianza la decisione fosse inserita “in calce huius Sinodi transcribenda”. A ulteriore conferma dell’incisiva attività del vescovo Pappacoda, che ebbe particolare sollecitudine per la profonda riorganizzazione dell’attività ecclesiale diocesana, la ricostruzione della chiesa cattedrale e di alcuni centri di comunità religiose, lo svolgimento di sinodi e diverse ed accurate visite pastorali.

E, appunto, nel riportare in auge il culto dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, con il riconoscimento pontificio del patronato in diocesi ed in tutta la Terra d’Otranto, ottenuto nel 1658.

 

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