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Nel 1662 il vescovo Luigi Pappacoda celebrò il secondo Sinodo diocesano, che “per lungo tempo ha regolato la vita della diocesi” (L. Paladini, La Diocesi di Lecce...)

 

 

 

Il presule, tra i primi atti compiuti nel suo ministero, prendendo atto delle norme della Costituzione apostolica Coelestis Jerusalem cives, che, in assenza di esplicito consenso pontificio, vietava la venerazione di Santi non elencati nel Martirologio Romano, procedette alla sospensione del culto ufficiale di Sant’Oronzo e San Giusto.

Una decisione che ebbe pure conseguenze nella vita civica, in quanto in occasione della festa liturgica si celebrava la Fiera di Sant’Oronzo, segno di specifica identità civile, oltre che popolare evento mercantile corredato di privilegi e specifiche concessioni amministrative.

E, comunque, si trattava di una decisione episcopale che costituiva motivo di mortificazione per quell’antico legame della comunità cittadina che, oltre alla suddetta fiera, esprimeva un rapporto religioso con San Giusto e Sant’Oronzo, ai quali erano dedicati due chiari e molto significativi riferimenti: una porta della città ed una chiesa fuori le mura.

E poi, come non tenere presenti tanti coinvolgimenti emotivi, suscitati da antiche narrazioni del martirio come, ad esempio, quella di Paolo Regio del 1592?

Il Capitolo della cattedrale, inoltre, aveva assunto un atteggiamento di contrarietà verso la sospensione de culto oronziano (“…Capitulo renuente”).

Mons. Luigi Pappacoda, però, il 13 luglio 1658 ottenne il Decreto vaticano del tanto ambito riconoscimento per la “confirmatione Sanctorum Justi Martiris, Orontii et Fortunati Episcoporum et martirum in Patronos” e quattro anni dopo potette celebrare la festa patronale, come attesta il manoscritto Secunda Synodus dioecesana Licyensis ab Aloysio de Papacoda, datato 20 maggio 1663, conservato presso l’Archivio storico diocesano di Lecce.

Un documento che, secondo qualche storico, si può considerare per il presule “un consuntivo di un quarto di secolo speso in dedizione apostolica alla diocesi” e che si conclude proprio riportando la domanda di patronato dei tre santi alla Congregazione romana dei Riti (il complesso ed articolato ‘Libello’), felicemente accolta.

Ad indicare che il cammino spirituale e normativo prospettato dal Sinodo e dalle attente visite pastorali realizzate si ponevano proprio nel percorso di fede e di amore alla Chiesa illuminato dalla testimonianza e dalla protezione dei Santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato.

 

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