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L’intensa devozione a Sant’Oronzo, patrono della città e della provincia di Lecce, registra una serie di vicende storiche molto dibattute, riguardanti le fonti, la vita, il ministero episcopale, il patrocinio, la diffusione della venerazione, i riferimenti culturali…

 

 

 

Con tante domande che risultano avvincenti a livello di accertamento della documentazione e coinvolgenti a livello religioso, poiché il rapporto di tante popolazioni con il primo vescovo leccese continua ad attestare che la dimensione spirituale può coinvolgere significativamente la vita della gente, arricchendola di valori individuali e comunitari.

Basta fare riferimento alle località che ne rivendicano la presenza, le attribuzioni di prodigiosi eventi, i reperti archeologici con le tante dissertazioni degli storici, gli studi sulle statue e dipinti e le discusse dispute sui restauri dei relativi monumenti.

Davvero Sant’Oronzo è tanto amato e costituisce un riferimento simbolico fondamentale per la gente, come si evidenzia proprio in questi giorni in cui sono terminati i restauri della colonna del patrono nella piazza centrale del capoluogo, iniziati nel 2017.

È interessante, a tal proposito, fare riferimento a un commento eloquente e molto emozionato da parte dell’allora sindaco Augusto Melica, in occasione della ricollocazione della statua del santo sulla stessa colonna l’otto giugno 1987, dopo il restauro cominciato nel luglio 1984 con la discesa del simulacro bronzeo del protettore: “Credo che difficilmente sbiadirà nella mia memoria il vivido ricordo di quell’indimenticabile meriggio pre-estivo, quando una moltitudine di leccesi, sottraendosi all’abituale siesta della controra, sotto un sole che picchiava implacabile, ha assistito con solennità alla risalita della statua del santo patrono sulla colonna romana di Piazza Sant’ Oronzo.

Il fragore di un lungo applauso, alla fine della delicata operazione, rompendo il silenzio, salutava il protettore benedicente ritornato a stagliarsi alto sul cuore della Città.

Indicibile era la commozione di tutti per una cerimonia che abbiamo voluto semplice, ma che comunque segna un evento certamente storico per la nostra comunità” (MELICA A., Alto nel cuore della città, in ‘lu Lampiune’, n. 2, agosto 1987, p. 79).

Restauro, in verità, ripetuto altre volte nei secoli: da quando il 12 ottobre 1666 il vescovo Luigi Pappacoda, “toto populo annuente”, aveva benedetto le fondamenta del monumento, segno terminale della via Appia presso il porto brindisino.

Sant’Oronzo: protettore tanto amato, pregiato di speranza e d’identità per la città e la comunità cristiana.

 

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