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L’Arma dei Carabinieri è giustamente celebrata per aver scritto pagine gloriose della storia d’Italia e per i valori che in essa si coltivano come il senso del dovere e dell’onore, la giustizia, lo spirito di sacrificio, la lealtà, la difesa dei più deboli.

Valori che, quando sono uniti alla fede cristiana, non solo edificano una società migliore ma, quel che più conta, spianano la strada verso il cielo. È noto poi come la patrona dell’Arma sia la Virgo Fidelis. Fu infatti Pio XII nel 1949, con un apposito breve apostolico, a proclamare Maria speciale protettrice di questi suoi figli con le stellette, fissandone la memoria al 21 novembre, data in cui ricorre la presentazione della Madre di Dio al Tempio e l’anniversario della Battaglia di Culquaber, in Africa Orientale. Con fine lungimiranza Papa Pacelli trovava una singolare connessione tra l’antico titolo “Vergine Fedele”, presente nelle litanie lauretane, ed il motto araldico dell’Arma che recita appunto: “Nei secoli fedele”.

Negli ultimi mesi tuttavia anche il nostro Sant’Oronzo è divenuto piuttosto familiare negli ambienti della Benemerita. A propiziare tale conoscenza è stato proprio il mensile Il Carabiniere, storica rivista fondata nel 1872 che, con un pezzo firmato da Linda Berni, ha voluto dare risalto al ritrovamento, in terra croata, della sacra reliquia del protovescovo leccese, portata poi a Turi durante il giubileo oronziano dello scorso agosto. L’importante scoperta, del resto, è avvenuta grazie alla perspicacia del brigadiere Stefano de Carolis, giornalista, collaboratore del notiziario storico dell’Arma e del periodico statunitense L’Italoamericano ma soprattutto studioso di storia pugliese e con una lunga esperienza nel nucleo per la tutela del patrimonio culturale nazionale. Tale rinvenimento ha di fatto aperto un nuovo capitolo della questione oronziana, basti pensare che il reliquiario, databile all’XI sec., presenta la più antica iconografia del grande martire salentino ad oggi conosciuta.

Inoltre, non è forse un caso che il santo si sia lasciato ritrovare da un carabiniere. Le agiografie che trasmettono la personalità di Oronzo precedente al battesimo dipingono il futuro vescovo come un membro del patriziato leccese, cultore del neopitagorismo e seguace della scuola filosofica di Ferecide Siro. Ne sottolineano poi, in particolar modo, gli uffici pubblici da lui ricoperti in qualità di censore degli jugeri e di provveditore delle locali milizie romane nonché la sua promettente carriera come tesoriere imperiale sulle orme del padre. Stando dunque alle pagine degli autori devoti, Oronzo non solo doveva essere una figura investita di notevoli responsabilità nel contesto sociale del suo tempo ma anche un uomo avvezzo agli ambienti militari, almeno sino a quando non venne raggiunto dall’annunzio evangelico. Ambienti militari che curiosamente, in un certo qual modo, è tornato a frequentare attraverso l’Arma dei Carabinieri. Dopo tutto, “Sii fedele sino alla morte” sono le parole dell’Apocalisse che spiccano nell’iconografia della Virgo Fidelis. Parole che Sant’Oronzo ha incarnato appieno sino a spargere il sangue per la sua fede in Cristo.    

                                                                                                                            

 

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