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Una bella pagina di storia personale destinata a confluire nei capitoli di storia cittadina. È quanto sta avvenendo ad Emilio Colaci che con la sua ditta, la Colaci Emilio Impianti e Restauri, si occupa del recupero della colonna e della statua di Sant’Oronzo.

Dott. Colaci, com’è iniziata questa avventura?

L’idea è sorta mentre curavamo il restauro dell’Orologio delle Meraviglie di piazza Sant’Oronzo. Fu in quei giorni che ci si accorse delle gravi condizioni in cui versava la statua del patrono. Io e mio padre ci guardammo negli occhi: non era possibile lasciarla in quello stato. Ci presentammo dunque al comune con un progetto di recupero. Le casse comunali però languivano e non potevano permettersi una spesa che pure giudicavamo abbordabile. Nacque allora il pensiero di ricorrere agli sponsor, indispensabili per finanziare l’operazione. Ovviamente, tutto il nostro lavoro si è svolto e continuerà a svolgersi con l’assenso e sotto l’egida della Sovrintendenza.

Cosa è avvenuto in seguito?

Abbiamo dovuto far fronte ad un grosso handicap: negli archivi comunali non si trovavano più i documenti relativi al restauro del 1984. Non potevamo quindi sapere quali interventi furono messi in atto in quella circostanza né come si era agito. Ma non ci siamo scoraggiati. I primi rilievi sono stati compiuti attraverso dei droni. Quando poi l’intero monumento è stato impalcato, si è avuta piena contezza delle cose: la colonna non presentava particolari problemi ma la situazione della statua era anche peggiore del previsto. Ruggine e agenti atmosferici vari l’avevano messa a dura prova. Per non parlare poi del fatto che, in oltre trent’anni, non era stato eseguito alcun tipo di manutenzione. Ci siamo avvalsi allora della consulenza di esperti di primo ordine, come il prof. Alfredo Castellano, ordinario di fisica applicata presso l’Unisalento, o il prof. Giorgio Zavarise del Politecnico di Torino, al fine di studiare al meglio le condizioni del bene artistico. Le indagini endoscopiche hanno rivelato uno stato di assoluta criticità della struttura lignea interna alla statua, che risulta quasi del tutto deteriorata. Si è resa così necessaria la discesa dalla colonna.

Un’operazione, senza dubbio, delicata…

Assolutamente. A causa della mancanza di documenti infatti non potevamo sapere come, più di trent’anni fa, la scultura era stata fissata al capitello. Immaginavamo che ci fosse solo uno sperone metallico messo sul pulvino e capace di reggerla. Ma abbiamo scoperto la presenza di altri nove punti di aggancio da rimuovere affinché il simulacro si potesse staccare dalla colonna. In ogni caso, tutto è andato per il verso giusto. Ora Sant’Oronzo è affidato alle cure della restauratrice Elisabetta Palmiero. Sui tempi di lavoro al momento non posso pronunciarmi. L’esterno può essere recuperato in tre mesi circa ma, come detto, la problematica maggiore riguarda l’interno. Alcune voci già parlano della possibilità di realizzare una copia ma questa decisione non spetta certo a noi. Il nostro obiettivo è quello di restituire in maniera ottimale la statua alla città. Saranno poi la Sovrintendenza ed il comune a stabilire se essa dovrà risalire sulla colonna o essere conservata.    

                                                                                                                              

            

 

 

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