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Com’è ormai noto, a chiudere il Giubileo Oronziano di Lecce, in concomitanza con l’annuale solennità dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni della città e della Chiesa locale, l’arcivescovo Michele Seccia, ha voluto invitare l’arcivescovo di Zara, mons. Želimir Puljić. Ma perché proprio lui?

 

 

La risposta è nelle parole dello stesso arcivescovo Puljić in un’intervista rilasciata alla nostra Leda Cesari (GUARDA) nell’agosto del 2018, quando il presule croato venne a Lecce trovandosi già in Puglia per celebrare l’Anno Oronziano di Turi, nel barese, a 1950 anni dalla morte di Sant’Oronzo. In quell’occasione, accompagnò la reliquia del primo vescovo di Lecce, custodita a Nona, nella diocesi di Zara.

Ma è don Giovanni Amodio, arciprete di Turi, a raccontare a Portalecce (in un’intervista a cura di Andrea Pino, sempre nel 2018) come si svolsero i fatti.

“Stando alla tradizione - spiega don Amodio -, Oronzo viene martirizzato nel 68 d.C. Dunque nel 2018 cadeva il 1950esimo anniversario della morte. Non si poteva lasciar passare sotto silenzio una ricorrenza tanto importante, così abbiamo cercato di solennizzarla. C’era un sogno: portare a Turi qualcosa che rendesse tangibile la figura del patrono. Una pista da percorrere l’avevamo. Gli studi di mons. Protopapa documentavano la presenza a Zara del capo del santo. Perché allora non portarlo qui per i festeggiamenti? La cosa tuttavia non era semplice. Non potevamo certo andare in Croazia a dire: ‘Noi altri di Turi vogliamo la reliquia di sant’Oronzo, datecela!’. Un reliquiario non è solo un oggetto prezioso per la fede ma anche un bene storico-artistico. Era necessario quindi accreditarsi, essere riconosciuti. Il nostro vescovo, mons. Favale, che aveva sposato subito il progetto, ha dunque preso contatto con Zara ma decisivo è stato il coinvolgimento delle nunziature dei due Paesi”.

“All’inizio sembrava filare tutto liscio - continua nel racconto l’arciprete di Turi. A Zara il reliquiario del Caput Sancti Orontii c’era. Ad un tratto però abbiamo dovuto ammettere che qualcosa non quadrava. Sulla base di documenti reperiti in loco, quell’urna conteneva sì il cranio di un Sant’Oronzo ma decapitato addirittura in Gallia nel IV sec. Si trattava insomma di un martire omonimo del primo vescovo leccese”.

Tutto lasciava pensare che Protopapa avesse preso un clamoroso abbaglio: “Proprio così. Ma non per demerito. I suoi viaggi si svolsero in condizioni molto ardue. C’era ancora il regime comunista, in Jugoslavia era difficilissimo già solo entrarci. Gli stranieri venivano tenuti d’occhio e mandati via quanto prima. Certo, in quel momento, riconoscere che si era sbagliato è stato un duro colpo. A me tornò in mente il vescovo Ruppi che, in un’occasione, non mi nascose il suo scetticismo in merito a quella reliquia. Chissà, forse aveva intuito che non era la strada giusta”.

Poi il colpo di scena: “Non posso non raccontarlo con emozione - conclude don Giovanni. Con grande meraviglia infatti abbiamo saputo che a Nona (diocesi di Zara ndr), l’antica capitale croata, era custodito un cofanetto dell’XI sec. che conserva la tibia di un Oronzo del tutto identificabile con il nostro patrono. Non sono uno storico ma posso ben dire che è stata fatta una scoperta notevole: quella sacra tibia potrebbe essere l’unica reliquia del martire giunta sino a noi mentre la figura scolpita sulla teca la più antica iconografia di Sant’Oronzo oggi nota”.

Ecco perché sarà a Lecce il pastore di Zara. Due chiese in comunione anche nel nome e nella memoria di Oronzo. L’arcivescovo Puljić trascorrerà nel Salento i giorni della festa patronale, parteciperà alla solenne processione del 24 agosto (LEGGI IL PROGRAMMA RELIGIOSO) e presiederà l’eucarestia in Piazza Duomo il 26 agosto alle 19 al termine della quale verrà chiusa la Porta Santa della cattedrale, ultimo atto del Giubileo Oronziano.

In copertina e nella gallery, foto di Arturo Caprioli, visita dell’arcivescovo di Zara a Lecce nel 2018

 

 

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