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Mentre l’anno scolastico volge al termine, si possono tirare i bilanci di un “annus orribilis”, che ha portato alla luce una serie di gravi problemi.

 

 

 

Superando per un attimo, la diatriba su scuola “in presenza” o in “Dad o Did”, sulla quale pure bisognerà seriamente riflettere, comincia ad emergere il dibattito sulla valutazione scolastica.

La valutazione di fine anno dovrebbe corrispondere ad una “media ponderata” e non essere il risultato delle prestazioni del solo secondo quadrimestre.

Il voto non può essere il fine, ma deve restare solo il mezzo, che consente di conseguire il fine dell’aumento del proprio sapere per la vita.

Da questo punto di vista, l’errore diventa una risorsa per correggere il percorso del proprio apprendimento.

Altrimenti il voto diventa una condanna e la sana competizione, assunta a base dell’“apprendimento cooperativo”, (così poco praticato nelle nostre scuole), non viene neanche presa in considerazione.

Senza arrivare a pensare ad una scuola senza voti, sarebbe ora, tuttavia, di comprendere che ogni voto dovrebbe essere accompagnato dalla relativa motivazione (il giudizio), se si vuole che effettivamente contribuisca alla crescita del sapere degli allievi.

Solo interpretando correttamente la valutazione, gli insegnanti non appariranno come dei giustizieri e diventeranno inutili le loro raffigurazioni apparse di recente sugli organi di informazione e sui social.

Certo l’esperienza di questo anno in Dad ha messo seriamente in crisi il rapporto “fiduciario” tra docenti e studenti, perché a nessuno sfugge la quantità di sotterfugi ai quali ricorrono gli studenti durante le interrogazioni a distanza.

E, viceversa, non sono neppure tollerabili le rappresentazioni di docenti che, in questo parziale ritorno degli studenti in classe, attendono sadicamente di sottoporli alle “forche caudine” di pesanti verifiche.

Se gli studenti continuano a vedere i loro docenti come dei terribili avversari e i docenti non fanno nulla per evitare che i propri allievi maturino tali convinzioni, la scuola, come istituzione, dovrà essere sottoposta ad una seria valutazione.

E l’occasione pandemica attuale, potrebbe contribuire a far ripartire, a settembre, una scuola su basi diverse.

 

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