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All’inizio di questo nuovo anno e mentre la pandemia continua a d imperversare, di fronte ai tragici eventi che hanno drammaticamente coinvolto la “patria” della democrazia, nel giorno dell’Epifania, si è manifestato un problema con cui saremo chiamati inevitabilmente a fare i conti.

 

 

La chiusura dei profili Twitter e Facebook di Trump, per impedire che incitasse alla violenza e lanciasse minacce di morte, ci ha sbattuto in faccia un problema enorme.

Fino ad ora i social avevano assunto e dichiarato una posizione assolutamente neutrale: non sarebbero mai intervenuti a controllare i contenuti dei messaggi lanciati tramite le loro piattaforme.

I social hanno assunto una dimensione globale e non più solo domestica e sono in grado, con i messaggi veicolati tramite loro, di determinare le scelte politiche e il futuro di grandi nazioni.

Sono sempre più incontrollabili ed invincibili e mettono seriamente in crisi la sovranità nazionale.

Come sappiamo dai padri della filosofia del diritto, lo Stato è sorto per far esercitare a ciascun individuo la propria libertà, senza che ciò sfociasse nel liberticidio, cioè l’invasione della libertà altrui.

Ma ora?

Ora che sistemi originati da computer che simulano gli esseri umani possono determinare le scelte più azzardate e paradossali, quale Authority potrà esercitarne il controllo?

È possibile immaginare che i social media, cioè dei privati, possano istigare al superamento delle leggi e al superamento del sistema democratico?

Lo stesso concetto di legge sembra messo in crisi, rafforzando la convinzione di Hobbes, secondo il quale “auctoritas non veritas facit legem”.

I social media hanno, per certi versi, assunto, di fatto, maggiore autorità di qualsiasi Stato, se pensiamo alla loro pervasività ed incontrollabilità.

Ma è giusto che possano arrivare a minare o, addirittura, a vietare la libertà di comunicazione, di cui si erano fatti portabandierà?

Se la democrazia si fonda sul delicato equilibrio tra libertà di espressione e rispetto delle leggi, quale Auctoritas sarà ancora in grado di garantirne il mantenimento?

Sarebbe possibile immaginare un grande accordo transnazionale, analogo a quello sul clima?

Si potranno materializzare dei nuovi garanti del web, che sostengano sistemi di autoregolamentazione?

Qui si manifesta la grande sfida dei sistemi preposti all’educazione dei cittadini, chiamati ad essere degli utenti responsabili e non passivi dei social media.

La crisi attuale della scuola e dell’università a seguito della pandemia, dovrebbe essere superata ancor più in fretta, se non vogliamo che le prossime generazioni siano sempre più spettatori, piuttosto che protagonisti del loro futuro.

 

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