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Siamo alla vigilia dell’apertura di un nuovo anno scolastico, dopo quello appena trascorso, irripetibile e non certo nostalgicamente auspicabile.

 

 

Al di là di ciò che lo ha caratterizzato, va ricordato che le scuole sono chiuse, di fatto, da ben sei mesi: cosa mai verificatasi nella storia recente del nostro Paese.

E ancora adesso non si dà per certo l’avvio del nuovo anno scolastico con la presenza “fisica” in classe di alunni e docenti.

Senza facili considerazioni ottimistiche, né, per contro, troppo pessimistiche, verrà il momento per esprimere un giudizio valido e documentato sull’esperienza della Dad (Didattica a distanza) che, ad avviso di alcuni, avrebbe sostituito egregiamente la didattica in presenza.

Anche volendo condividere tali valutazioni positive, non si possono però dimenticare i problemi, strutturali e non, che si sono incontrati, sia da parte degli alunni e delle loro famiglie, che da parte dei docenti.

L’evento Covid-19 è stato certamente imprevedibile e di portata enorme, ma in questi mesi in cui si sono affrontate tante situazioni, le scuole sono state lasciate all’ultimo posto, senza una chiara visione politica.

Eppure, nelle ultime ore, l’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ci ha ricordato l’importanza fondamentale della formazione per il futuro dei giovani e della società.

Nessuno, in questi mesi, ha pensato, ad esempio, di verificare il livello di formazione dei docenti nella Dad, dando per scontato, ciò che scontato non è.

Nessuno si è chiesto come sopperire, in molte zone del Paese, all’insufficiente copertura della rete in fibra ottica, che non consente collegamenti validi e permanenti.

Nessuno si è domandato, quanti fossero veramente gli alunni in possesso di un device in grado di garantire i collegamenti necessari.

A questi e ad altri problemi si è pensato di non poter dare risposte convincenti, nella convinzione che a settembre le scuole potessero comunque riaprire regolarmente, come prima.

Tale colpevole trascuratezza, desta sincere preoccupazioni circa la reale consapevolezza della classe politica in ordine alle prospettive future, sociali ed economiche, del Paese, che appaiono veramente preoccupanti.

Una cosa è evidente: un contesto di persone culturalmente povere, non saprà affrontare, né risolvere la massa di problemi che ci attende.

Dimenticarlo è indice di profonda insipienza politica e di disinteresse circa il futuro delle prossime generazioni.

 

Forum Famiglie Puglia