L’ennesima contraddizione della nostra epoca è rappresentata dalla disperata ricerca del silenzio e della solitudine, mentre siamo assediati dai più diversi richiami elettronici dei dispositivi, che ci siamo costruiti, e che ci assillano h.24.
Siamo annoiati, si dice, ma sollecitati da continue richieste di attenzione, provenienti da innumerevoli strumenti del nostro vivere quotidiano. Chi riesce più a stare solo, nella sua camera, e ad inseguire i propri pensieri?
È facile associare l’esperienza della noia alla nostra infanzia, quando si fantasticava in classe pensando alle lunghe giornate estive “senza fare nulla”. Eppure, appena diventati grandi, facciamo tutto il possibile per controllare il nostro tempo e per assicurarci di non provare mai noia.
La noia, tuttavia, non è un’esperienza universale, come ci confermano gli antropologi, secondo i quali gli aborigeni non ne conoscono nemmeno il termine. La noia, quindi, è un’esperienza tipica della modernità.
L’infinita distrazione che proviamo quando siamo a portata del nostro telefono, ci dimostra che facciamo fatica a capire come fare a vivere solo con la nostra mente!
Abbiamo sempre meno occasioni per lasciare vagare la mente, come durante una passeggiata solitaria in un parco o facendo delle cose che non sono lavoro, né guardare il telefono.
Dieci anni fa, in due università americane, si è studiata l’esperienza della noia di persone costrette a stare isolate in una stanza, senza fare nulla, per un tempo variabile tra sei e quindici minuti.
Quando si è chiesto loro di raccontare l’esperienza, tutti l’anno sintetizzata in una parola: odio.
E quando si è chiesto se avessero preferito svolgere un’attività sgradita, piuttosto che nessuna attività, tutti hanno affermato di preferire la prima.
Noi dipendiamo dai nostri telefoni, ma chi ha una certa età ricorderà l’esperienza del sedersi a colazione, con gli occhi ancora assonnati e mettersi a leggere il retro della scatola dei cereali, perché era l’unica cosa disponibile per occupare la mente.
Questo è un aspetto della condizione umana, da cui oggi dipende molto: l’irrequietezza delle nostre menti e il bisogno costante di svago. Da qui dipende che l’uomo ha bisogno di rumore e di svago, ma, al tempo stesso, è incomprensibile il piacere della solitudine.
La mente non occupata può essere una bestia feroce e gran parte della nostra vita è impegnata per cercare di domarla, come aveva notato Pascal. E per Kierkegaard la noia è addirittura “la radice del male”!
Il pubblico oggi è sempre più inquieto e a disagio, perché facilmente annoiato dal costante rumore dei diversivi.
Inseguiamo la distrazione, con sempre maggiore accanimento, condizionati dai dispositivi di intrattenimento che abbiamo in tasca, per avere sempre più bisogno di prestare attenzione. È un paradosso!
Infine, come possiamo aiutare i bambini a superare la noia e la tristezza, che sembra caratterizzarli nella nostra epoca?
Facendogli capire che non bisogna essere felici a tutti i costi e che ci sono giorni buoni e giorni cattivi: è la nostra umanità.
La lettura, poi, sarà una grande ed efficace medicina: leggendo libri di chi ha affrontato sfide difficili ed è riuscito ad uscirne.
È questo un grande insegnamento, per i genitori e per i figli, che debbono imparare a parlare dei loro problemi e dei loro bisogni.