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La quarta rivoluzione industriale provoca la destrutturazione del sistema educativo. Il nostro sistema educativo è ancora basato sull’apprendimento passivo di nozioni e procedure concentrate nel “periodo scolare”, seguendo un’organizzazione tipica della prima rivoluzione industriale.

 

 

 

Emerge tutta la sua inadeguatezza in un’economia nella quale aumenta l’obsolescenza della conoscenza (5 anni) e la permanenza sul posto di lavoro diminuisce (5/7 anni).

In tale contesto sarà obbligatorio il “ritorno a scuola” varie volte nell’arco della vita.

In passato l’industria dettava legge e la scuola non poteva non adattarsi.

Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione inedita: il 65% degli alunni di prima elementare, al termine del percorso scolastico, svolgerà un lavoro che oggi non esiste ancora, secondo il World Economic Forum.

Sembra impossibile immaginare il futuro e, tuttavia, la scuola dovrà sempre di più insegnare ad imparare a persone che dovranno studiare per tutta la vita.

Sia detto per inciso: in Italia nemmeno il 10% dei lavoratori, tra 25 e 64 anni, frequenta sistematicamente corsi di formazione “in servizio”.

Il sistema educativo andrà reinventato e, poiché “nulla si crea e nulla si distrugge”, andranno preservati gli aspetti migliori di quello esistente, ad iniziare dal rispetto per l’autorità, la disciplina e la trasmissione di nozioni base, ancora imprescindibili, nonostante le probabili difficoltà di percorso.

Sembra esserci un accordo di massa sulla necessità di investire sulle soft skills, attraverso la stimolazione del pensiero critico e l’acquisizione del capability approach, per trovare la soluzione di problemi sempre più complessi.

Lo studio delle singole discipline andrà superato con la transdisciplinarità, secondo E. Morin, per acquisire un pensiero sempre meno convenzionale.

Servirà un rimescolamento delle arti e delle materie umanistiche con quelle scientifiche, per cui l’acronimo Stem, che in inglese indica le discipline scientifiche e tecnologiche, dovrà trasformarsi in Steam, dove la a indica l’arte!

Si assiste, di fatto, al superamento di ciò che si studia, per fare posto al come si studia.

Ponendo l’allievo al centro del sistema, i docenti dovranno sperimentare nuovi metodi di insegnamento, ma attenzione: non solo coinvolgendo le nuove tecnologie!

Talento e competenze andranno a sostituire il titolo di studio, in una scuola con la porta sempre aperta, per fare entrare qualsiasi lavoratore, durante l’arco della vita.

Flessibilità sarà la parola d’ordine delle prossime istituzioni formative, con le quali dovranno strettamente collaborare le imprese, per aiutarle ad identificare le nuove competenze.

La transizione verso la scuola del futuro sarà lunga e accidentata, ma sarà guidata dalla convinzione che non esiste più una formazione data una volta per sempre.

 

 

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