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Con uno sconcertante pragmatismo, per noi, quello che è stato uno dei più grandi imperi del mondo, ha dato l’annuncio della scomparsa della Regina Elisabetta II e la contestuale salita al trono del principe ereditario, istantaneamente divenuto Re Carlo III d’Inghilterra.

 

 

Mentre tutti i Grandi della terra si prostrano commossi avanti alle spoglie della Regina che, avendo regnato per 70 anni, ha battuto il record di permanenza sul trono, l’Inghilterra si appresta ad incoronare il successore, suo figlio Carlo che, avendo compiuto 74 anni, molti pensavano di non vedere mai sul trono.

Tra tutti i messaggi pervenuti a palazzo reale, è emblematico quello inviato da Papa Francesco, che ha riconosciuto la fedeltà della sovrana scomparsa, ma, soprattutto, ne ha lodato “la fede in Dio”.

È sorprendente come questa dipartita di Elisabetta, a 96 anni, avvenga in un momento storico di vero caos per il mondo intero.

Dopo il lungo periodo della pandemia da Covid 19, non ancora totalmente accantonato, è avvenuta l’aggressione militare della Russia all’Ucraina, con una conseguente crisi politica, militare, economica ed umanitaria, senza precedenti.

Quando Elisabetta d’Inghilterra salì al trono, settanta anni fa, era appena terminata la seconda guerra mondiale e l’Europa attraversava una situazione di crisi non inferiore all’attuale, ma il mondo riusciva a guardare avanti e la stessa Regina, che non aveva mai abbandonato Londra, rappresentava un faro di fiducia e di speranza per il suo Paese e per l’intera Europa.

Solo 48 ore prima della sua morte aveva dato l’incarico al nuovo primo ministro, donna, il 15° del suo lungo Regno.

La sua fedeltà alle istituzioni, che in alcuni momenti l’hanno fatta apparire come fredda e priva di emozioni, anche in occasione delle perdite dei familiari più vicini, come il Principe Filippo, 18 mesi fa, resterà nella storia a rappresentare un baluardo in grado di dare fiducia ai sudditi e certezza nella saldezza delle istituzioni, anche nei momenti più bui.

Nel nostro Paese, più che mai scosso da un futuro incerto e con scarse prospettive di ripresa, ci accingiamo ad affrontare le ennesime elezioni politiche anticipate, a conclusione di una legislatura che definire sconcertante è dire poco!

Molti parlano di crisi dei sistemi democratici. E guardandoci intorno verrebbe da pensare che sia vero.

Sarebbe molto triste, però, ritenere che gli ideali nei quali credettero e per i quali morirono i nonni di molti di noi, oggi non dicano più nulla ai nostri concittadini.

Senza rendercene conto, siamo precipitati nella “Terza guerra mondiale a pezzi”, per dirlo con Papa Francesco e ci manca una leadership, sovranazionale oltre che nazionale, in cui credere.

La lunga vita di testimonianza di Elisabetta può darci la speranza che istituzioni forti e competenti possono salvare quei valori di convivenza civile e democratica a cui anche le future generazioni speriamo continuino a guardare.

 

 

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