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Fra i pupi di terracotta che popolavano il presepe tradizionale, vi erano alcuni personaggi che non potevano mancare nel contesto della rappresentazione; uno di questi era Silvestro, chiamato volgarmente lu Sciuliesciu, il primo pastore a raggiungere la grotta la notte di Natale.

Molti leccesi lo hanno scambiato con San Silvestro papa, pontefice dal 314 al 335.

Il pastore anzidetto si distingueva dagli altri perché, mentre ognuno recava a Gesù Bambino un dono, lu Sciuliesciu non portava alcun dono; era raffigurato con le braccia levate in alto, in atto di estatica, trasognata meraviglia. E per questo suo particolare atteggiamento divenne addirittura proverbiale.

Il 31 dicembre, ultimo dell’anno, un tempo vi era l’abitudine che il garzone di bottega portasse un presente, ossia un dono al suo datore di lavoro, contenuto nel detto: te santi Sciuliesciu porta la strina allu mesciu, di san Silvestro porta un dono al mastro.

Per approfondire: R. Barletta, Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Ed. Grifo, Lecce, 2013.

 

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