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San Nicola, vescovo di Myra è il più amato in tutta la cristianità cattolica, ortodossa e protestante in cui le tre diverse fedi religiose trovano un accordo ecumenico.

Nel suo culto echeggiano riti pagani precristiani collegati al solstizio d’inverno. La sua trasformazione in Santa Claus, deformazione di Sanctus Nicolaus, o Babbo Natale, allude all’attraversamento della lunga notte artica per andare verso la luce del nuovo anno.

San Nicola (insieme a San Pasquale Baylon) si invocava nei casi di presenza all’occhio della macula, cataratta; per scongiurarla si recitavano i seguenti versi:

Santu Nicola de menzu a mare

spacca l’àschia de stu ròrsu

leva la macula de ‘stòcchiu.

Nel Salento San Nicola è anche protettore delle nubili perché era invocato (almeno una volta!) dalle ragazze che non trovavano marito, con l’esplicito avvertimento che, in caso contrario, sarebbe stato privato di preghiere: Santu Nicola, ci nu’ me mariti o se nume pruiti, patarnòsci de mie nu nde spettàre, San Nicola, se non mi mariti o se non mi provvedi (di un marito o compagno), padrenostri da me non te ne aspettare. La stessa invocazione poteva continuare con versi carichi di speranza:

Santu Nicola ni respunde e disce:                   San Nicola risponde e dice:

statibu oneste, ca bu maritati.                         mantenetevi oneste, che vi maritate.

Si festeggia a Squinzano e a Caprarica di Lecce il 6 dicembre.

Per approfondire: R. Barletta, Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Ed. Grifo, Lecce, 2013.

 

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