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Il santo è ricordato il 20 febbraio a Nardò perché nel 1743, quando si verificò una tremenda scossa di terremoto, la statua di San Gregorio Armeno, collocata sul Sedile con le spalle voltate alla guglia dell’Immacolata, alzò la mano e l’uragano che seguì al terremoto cessò immediatamente, limitando così i danni già gravi.

In un’altra ben diversa circostanza San Gregorio riceveva le invocazioni dei vecchi contadini: quando la prolungata siccità comprometteva il raccolto, nonostante le ripetute processioni penitenziali e funzioni sacre, tra cui si ricorda il cosiddetto Triti, i tre giorni durante i quali si officiavano messe cantate e si recitavano incessantemente perché l’amato santo facesse cadere la benefica pioggia.

Il fatto che il santo si mostrasse sordo alle implorazioni dell’intera comunità oltre a quelle che intimamente ogni contadino gli rivolgeva, era interpretato come una forma di disinteresse da parte del santo, che così puniva una comunità di peccatori e ingrati. Allora, in barba ad ogni regola di reciproco rispetto, si costringeva il santo a soffrire la sete! Come? Per almeno tre giorni la sua statua era lasciata in chiesa al buio o soltanto con una candela accesa, senza messe cantate, e si giunse perfino a metterle una sarda in bocca, perché il santo si decidesse a compiere l’agognato miracolo: liberare dal cielo la tanto invocata pioggia.

PER APPROFONDIRE

  1. Barletta, Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Ed. Grifo, Lecce 2013

 

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