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E questa è la storia: un uomo mette l’amore per la propria fede e per la propria terra in ogni suo respiro, si unisce quindi ad altri che condividono le medesime passioni e insieme scendono per le strade a diffondere questi ideali. A testimoniarli. Se necessario, a combattere per essi.

Innocenzo XII

E questa è la storia: un uomo mette l’amore per la propria fede e per la propria terra in ogni suo respiro, si unisce quindi ad altri che condividono le medesime passioni e insieme scendono per le strade a diffondere questi ideali. A testimoniarli. Se necessario, a combattere per essi.

Esistono tanti modi per diffondere, testimoniare o lottare per ciò che si ama. Uno dei più nobili è senza dubbio la parola. Un tempo composta su fragili fogli di carta ed oggi vergata anche su uno schermo interattivo, diffusa tra i forum in rete, condivisa attraverso i social. Questo nuovo capitolo, fatto di pagine elettroniche e presenza multimediale, che ora si comincia a scrivere, è l’ultimo atto della lunga avventura dell’in-formazione cattolica leccese. In-formazione, per l’appunto. Perché, all’ombra del campanile dello Zimbalo, il giornalismo si è cercato sempre di farlo col cuore e con l’umile audacia di voler contribuire a formare coscienze. Tale era infatti l’obiettivo per cui venne concepita, all’inizio del XX sec., la prima testata giornalistica della nostra diocesi, L’Ordine. Un foglio che avrebbe contraddistinto gli episcopati di Gennaro Trama (1856-1927) ed Alberto Costa (1873-1950) e sulle cui colonne fece la parte del leone l’indimenticato parroco del Rosario don Pasquale Micelli, sacerdote battagliero quanto un don Camillo di Guareschi. Fu invece nel 1968, durante l’intenso ministero pastorale di mons. Francesco Minerva (1904-2004), che vide la luce la prima serie de L’Ora del Salento. Una pubblicazione capace anche di cambiare volto negli anni ’80 quando, sotto la guida di quella sorta di Indro Montanelli mancato che era il vescovo Michele Mincuzzi (1913-1997), assunse il nome di Rosso di Sera. Chi ebbe la fortuna di far parte di quella redazione ricorda ancora come mons. Mincuzzi volesse titoli mordenti e cronaca di quartiere, come esortasse sempre a puntare su determinate notizie magari snobbate dal Quotidiano e dalla Gazzetta. Fu così che, su quelle pagine, comparvero le firme di Giovanni Invitto, Mario Signore, Reno Sacquegna, don Sandro Rotino, Franco Gustapane, Ettore Bambi, solo per citarne alcuni.

   Il nome L’Ora del Salento era tuttavia destinato a tornare ed a rimanere in larga parte legato alla figura di Mons. Cosmo Francesco Ruppi (1932-2011). Personalità poliedrica, abile ad usare al contempo il buffetto e la clava, il vescovo originario di Alberobello, quando credeva nella bontà di un progetto, tirava dritto come un toro. Lui, che giornalista lo era da sempre, continuò a scommettere sul valore del settimanale che vide, negli ultimi tempi, dapprima la direzione del prof. Nicola Paparella e poi quella dello storico parroco di Monteroni e creatore dell’intensa esperienza di Radio Elle, mons. Adolfo Putignano. A volte però anche i pastori sono chiamati a compiere scelte dolorose ma necessarie ed inevitabili. In questa categoria si iscrive appieno la decisione presa, suo malgrado, da mons. Domenico D’Ambrosio di chiudere, nel 2015, la testata. Si trattò allora, a detta dello stesso vescovo peschiciano, di un commiato in piedi, di un congedo con onore, di un arrivederci. Alla stampa diocesana era concesso insomma un periodo di licenza.

   Ma ora ecco che l’in-formazione cattolica leccese è pronta a riprendere il largo nell’oceano mediatico, con al timone un saggio ammiraglio come mons. Seccia, cui va la nostra gratitudine per aver sposato, con profondo entusiasmo, questo nuovo sogno. Si passa dunque dalla carta stampata ai mezzi di comunicazione più moderni: PortaLecce sarà un quotidiano online accompagnato da una web tv e da una web radio e da un rilancio continuo dei suoi contenuti sui principali social. Buon lavoro allora a don Antonio Murrone, don Riccardo Calabrese, don Andrea Gelardo e a Vincenzo Paticchio ed al nutrito staff di collaboratori che terranno sempre nell’anima il fuoco che li spinge ad agire: al servizio della meravigliosa terra salentina e dell’amata Chiesa di Lecce.