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“Una creatura d’amore per un servizio d’amore” è il titolo di un volumetto che il compianto mons. Franco Leone dedicò nel 1990 all’arcivescovo mons. Francesco Minerva in occasione del 42° anno di episcopato. È una definizione che ben riflette la figura del nostro primo arcivescovo metropolita.

 

 

Mons. Francesco Minerva, il 23 agosto 2004, nel suo palazzo di famiglia a Canosa, ora museo diocesano, tornò a cento anni e sei mesi e ventitre giorni tra le braccia del Padre. Proprio nella notte che precede la solenne processione dei nostri santi patroni. Un vescovo entrato nella storia di Lecce, di cui è cittadino onorario, e del Salento.

Scrivo questa breve nota commemorativa, in occasione del 16° anniversario della sua scomparsa, con gioia, emozione e filiale affetto nel segno della profonda gratitudine e della fede nella comunione con questo vescovo infaticabile che ha lasciato nel Salento una traccia profonda della sua intensa trentennale operosità episcopale. Ho avuto, infatti, la fortuna di essere suo collaboratore ed amico. Egli mi volle presidente diocesano della Gioventù di Azione cattolica, membro del Consiglio pastorale diocesano, presidente della Commissione diocesana per la pastorale giovanile, componente del consiglio direttivo del Centro culturale cattolico, componente del Comitato per la fondazione del settimanale diocesano L’Ora del Salento, nel settembre del 1965 mi volle con lui e col direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, mons. Michele Pinto, in udienza da Paolo VI, in rappresentanza di tutti i giovani della diocesi di Lecce vincitori del concorso Veritas.

Fu vero padre e pastore. Aveva, tra l’altro, straordinarie doti amministrative e organizzative, istituì così tante nuove parrocchie e costruì tante nuove chiese per l’edificazione del Regno. Infatti, nominato, dopo la morte di mons. Alberto Costa, amministratore apostolico di Lecce il 10 agosto 1950, fu qui traslato il 17 dicembre 1950, con ingresso il 18 marzo 1951, portando nei suoi trent’anni di episcopato le parrocchie da 38 a 65, corredandole delle rispettive chiese e opere.

Precursore e attuatore del Vaticano II ha sempre sostenuto l’importanza del ruolo dei laici, che egli voleva protagonisti della vita della Chiesa e che costantemente spronava a prendere consapevolezza di ciò che essi sono in Cristo e nel suo Corpo mistico, acquistando sempre più chiara coscienza di dover essere “luce del mondo e sale della terra”.

Fu incisivo nel rinnovamento della catechesi sacramentale e volle fortemente il settimanale diocesano L’Ora del Salento per meglio attuare il rinnovamento conciliare.

Nato a Canosa di Puglia (BA), diocesi di Andria, il 31 gennaio 1904; Dall'11 ottobre 1962 all'8 dicembre 1965, partecipò attivamente a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II.

Il 20 ottobre 1980 Giovanni Paolo II emanò la bolla Conferentia Episcopalis Apuliae, con la quale elevò la diocesi di Lecce alla dignità di arcidiocesi metropolitana. Per raggiunti limiti di età, rassegnò le dimissioni il 27 gennaio 1981, rimanendo arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Lecce, ma ritirandosi nella nativa Canosa, pur continuando per molti anni a trascorrere l'estate nel Salento, fino a quando seri problemi alle gambe non glielo impedirono.

La foto qui pubblicata è dell’8 marzo 1981. Mons. Minerva ha appena celebrato la messa dell’addio in Cattedrale (la mattina presto del giorno dopo partirà per  Canosa) e mi strappa la promessa, ma io lo avevo già abbondantemente deciso per mio conto, di andarlo a trovare. Cosa che feci spesso, sia a Canosa, ma soprattutto d’estate quando si trasferiva nel seminario estivo di Roca, una delle tante importanti opere da lui realizzate, con sempre al suo fianco la fedele mitica perpetua Giulia. E fu proprio Giulia che, quando nell’agosto del 1985 decidemmo con mia moglie di accontentare mons. Minerva, che ci aveva sposato, il quale aveva espresso il desiderio di conoscere i nostri primi due figli, portandoglieli entrambi a Roca, Marianna di quattro anni e Bronek di tre anni, appena li vide, felice trovò un colorato pallone sgonfio per farli giocare. Cosa che Marianna e Bronek fecero finché il pallone non finì nella bocca del tubo di scarico dell’acqua piovana della grande terrazza dell’appartamento di mons. Minerva. Nel corso della notte, purtroppo, ci fu un forte temporale e si allagò prima la terrazza e poi fu inondata d’acqua la camera da letto del vescovo, il quale chiese soccorso a Giulia che con l’aiuto dei seminaristi dovette lavorare fino all’alba per spazzare l’acqua.

Egli concludeva sempre i nostri calorosi incontri con l’esortazione che da sempre usava con tutti: “gioiosamente figliuoli”.

Morì il 23 agosto 2004. Il 31 gennaio 2008 il suo corpo è stato traslato all'interno della cattedrale di San Sabino di Canosa di Puglia e tumulato nella tomba che egli stesso aveva fatto costruire per la sua  sepoltura.

Ha conferito l'ordinazione sacerdotale ai futuri vescovi Vito De Grisantis, di Ugento-Santa Maria di Leuca, Marcello Semeraro di Albano, Luigi Pezzuto, nunzio apostolico, Angelo Massafra, arcivescovo metropolita di Scutari e a Fernando Filograna, di Nardò-Gallipoli.

Ha consacrato vescovo, il 27 dicembre 1973, il carissimo don Salvatore De Giorgi, del quale il prossimo 6 settembre, festeggeremo il 90° compleanno.

 

Ha celebrato il XV Congresso eucaristico nazionale: 29 aprile-6 maggio 1956; seguito da quelli diocesani del 1966 (1-8 maggio) e del 1976 (2-9 maggio); nonché il 2° Congresso mariano diocesano: 30 maggio-6 giugno 1954, e il 3° dal 6 al 13 maggio 1979. Ha costruito il palazzo dell’Azione cattolica (1952), il Seminario estivo (1953) e l’Oasi Madonna di Roca (1960).

Il bilancio sulla lunga e proficua azione pastorale di mons. Minerva non può che essere più che lusinghiero. Egli ha profuso con zelo instancabile per trent’anni le sue migliori energie. Verso questo indimenticabile Pastore generoso e dinamico i sentimenti, anche da parte di coloro che non lo hanno conosciuto, non possono che essere di ammirazione, affetto e profonda gratitudine.

 

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