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Oltre che scultore ed architetto, Giuseppe Cino, fu cronista della sua città, nella quale era nato il 1635 e ne raccolse i fatti salienti dal 1656 al 1722, annotando nella sua cronaca “Memorie” anche qualche lavoro di architettura e di scultura compiuto da lui o da altri maestri suoi contemporanei.

 

 

 

Delle sue quattro fabbriche, due sono opere a lui riconosciute per documenti, il palazzo del Seminario e la chiesa del Carmine e due gli sono invece attribuite, il secondo piano del monastero di Santa Croce dei Celestini e l’incompiuta chiesa di Santa Chiara (1687-1691), entrambe in Lecce, ma si sa che operò anche a Mesagne, dove lasciò le sculture dell’esterno di Sant’Anna e la chiesa dell’Annunziata dei Domenicani ed in Martignano, dove scolpì, alcuni lavori e, firmandolo, l’altare del Rosario (1704), che nel suo genere è un capolavoro per l’eleganza della fattura e la morbida resa del modellato, e si rivendicano a lui alcuni lavori di scultura in Marittima presso Castro e, la chiesa parrocchiale di San Pietro in Lama, realizzata il 1715 da un gruppo di costruttori del luogo, i Guido, che il 1703 ricostruirono la porta urbica di Rudiae, in Lecce.

Il palazzo del Seminario, eretto tra il 1694 ed il 1709, è il suo monumento più celebre, impreziosito, com’è, da un armonioso ritmo di scansione che privilegia l’ordine gigantesco dei pilastri, del pozzo e gli otto busti dei Dottori della Chiesa nell’androne dell’edificio che al lato del portale esibiva una coppia di statue rimosse il 1925 ed attualmente perdute.

Lo stesso impegno architettonico si ritrova nella chiesa del Carmine, il cui prospetto con statue a tre ordini compiuto il 1717 precede l’interno ad una navata a pianta ellissoidale, con breve transetto, luminosa cupola e profondo presbiterio.

Iniziata il 1687, la chiesa delle chiariste, e rimasta incompiuta il 1691, ha un prospetto che anticipa l’aula ottagonale dell’interno ricco di altari e figure minutamente scolpite in pietra da Pasquale Simone attivo anche in Monopoli e di policrome statue lignee intagliate da artisti napoletani e pervenute in città al tempo del vescovo Michele Pignatelli (1627-1695), che a Nicola Fumo (1647-1725) da Napoli aveva commissionato la statua lignea dell’Assunta per la sua Cattedrale.

Le strutture e la pianta di Santa Chiara ritornano nell’Annunziata di Mesagne, iniziata a costruirsi il 1701, mentre datata al 1699 è la chiesa di Santa Anna che, disegnata da Francesco Capodieci e realizzata su commissione della principessa di quella città, Vittoria Capano, esibisce un prospetto decorativo d’intenso effetto.

Il Cino, uno dei massimi rappresentanti del Barocco leccese, lasciò questa vita ad ottantasette anni il 1722.

 

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