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È storicamente accertato che il poeta latino Orazio, prediligendo un menage semplice e rustico, gradisse in special modo la lagana, ricordandola perfino in una satira con la frase: Inde domum me ad porri et ciceris refero, laganique catinum, vado a casa alla mia scodella di porri, ceci e lagana.

Voleva così esprimere il  piacere di tornare nella propria abitazione per potere gustare la sopradetta pietanza, piuttosto che presenziare ai banchetti, oltremodo ricchi di cibo, offerti dall’imperatore Augusto. L’espressione risale al lontanissimo 35 a.C.!

Per gli antichi romani le lagane rappresentavano una pietanza quotidiana, molto popolare e di consumo immediato. Si ottenevano da un impasto di farina e acqua, tirato a tal punto da diventare una sfoglia sottilissima che veniva tagliata a strisce e gettata nell’olio bollente. Appena imbiondita, veniva sistemata nei piatti, cosparsa di pepe macinato e insaporita con abbondante salsa di garum, una salamoia molto aromatizzata da erbe mediterranee e pesce o acciughe, lasciata marinare per almeno venti giorni. I romani ne erano ghiotti!

Per quel che è riportato nei vari testi di storia antica, le lagane fritte rappresentavano un gustoso stuzzichino, mentre fresche si aggiungevano alle minestre per insaporirle e irrobustirle.

                                                                                               

  1. Barletta, Ricchitelle, minchiarieddhri e sagne ‘ncannulate, Ed. Grifo, Lecce 2011

 

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