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Francesco Sala, SLAFNC59…,una vita gà scritta nel codice fiscale. Nato a Mazara, cresciuto tra i colori e i profumi della siciliana, con il sogno di essere un cittadino del mondo. 

La frase  Oculos tuos ad nos converte, incisa sull’arco principale del Santuario dedicato alla Madonna del Paradiso, lo ho accompagnato per tutta la vita, tracciando la Via Mariae. Il suo libro preferito è il Vangelo, regalo della prima comunione, a 16 anni la lettura delle Confessioni di sant’Agostino, uomo libero e innamorato di Dio. L’anno successivo l’incontro con la storia di Chiara Lubich, una vera rivoluzione copernicana nella sua vita. La ricerca della Verità nella libertà lo condusse a trovare la risposta nel Vangelo: “Come puoi amare Dio che non vedi, se non ami il fratello che vedi?”. Con l’entusiasmo e lo slancio tipico dei giovani intraprese la magnifica avventura di affidarsi a Maria, ottenendo l’approvazione del Movimento come Opera di Maria. Lavoro  e annuncio costantemente del Vangelo, calpestando palchi, sale, palazzetti, aule scolastiche e attraversando città, Portici, Napoli, Foggia, Castelli Romani, per fermarsi un periodo in Albania, negli anni  ’90, durante la caduta del regime comunista. Girava per Tirana in bicicletta, per conoscere e dialogare col popolo albanese: “l’arte di amare è comune a tutte le grandi religioni e non c’era distinzione fra cristiani e musulmani”.  Poi la sosta a Lecce dove ha conosciuto la donna della sua vita, Paola, ‘non per mere coincidenze’ ma per ‘Dioincidenze’. Pochi mesi dopo il matrimonio e  la condivisione di impegni nella parrocchia: coro, catechismo, gruppi giovanili.

Bologna, 13 giugno 2016. Poche parole di un medico, una scarna  lettera con un codice, diagnosi: SLA. Ed ecco il richiamo al codice fiscale, SLAFNC59…, cognome Sala, nome Francesco, SLA. ‘Tribolati ma non schiacciati, sconvolti ma non disperati’, le parole di Paolo di Tarso vagano nella sua mente: “Io sono libero, mi ripeto: libero di amare! Rileggendo per l’ennesima volta quella sigla SLA, ho pensato: SLA = Sono libero d’Amare”.  Francesco è autore di libri nei quali racconta la sua vita e pur perdendo l’uso delle mani ha ripreso a scrivere con il comunicatore oculare: “la malattia ha bloccato le mani, ma non la libertà di pensare”.

Cos’è la malattia? “La malattia è un mistero, affermano molti. È una definizione che, personalmente non condivido. Sento di affermare, decisamente, che la malattia non è un mistero della vita, semmai può essere una ricerca scientifica che non ha, ancora, trovato la cura per una determinata patologia. La SLA è una malattia neurodegenerativa, che la ricerca studia, ma con scarsi risultati, da quel che mi risulta”.  In una toccante pagina dice: “Scrivo con cognizione di causa, essendo chiamato in prima persona a convivere con la malattia. Attenzione: convivere, e non vivere! Preferisco questa allocuzione per sottolineare che vivo insieme alla malattia, è una coabitazione, ma siamo due esseri separati! Non è sdoppiamento di personalità, schizofrenia, ma semplice presa di coscienza della mia identità, che non è la malattia!”.

Cos’è la vita? “Non importa chi siamo, se abbiamo la SLA o l'artrosi, importa soltanto avere un cuore che, finché batte, si dona con tutte le sue energie. Ed, allora, come per incanto, il dolore si trasforma in gioia, e la gioia è contagiosa, e tutti insieme possiamo gridare: la vita è una avventura meravigliosa, perché noi siamo sempre liberi di Amare”.

Conoscere Francesco è un dono, un dono immenso. Il suo sguardo e il suo sorriso accompagnano e ricordano in ogni istante, di amare la vita, sempre e comunque.

In silenzio, occorre mettersi in disparte e lasciare spazio ancora alla sua voce:

“Sono sul mio letto, immobile, e con gli occhi chiusi. Ringrazio Dio per l'esperienza che sto vivendo. Non posso gridare, ma neanche parlare. Non ho bisogno di gridare: Perché? In quel Grido c'è il mio grido, e il Suo Abbandono nelle mani del Padre, ha redento l'umanità. Sono felice, non importa se non posso più correre, parlare, comunicare, e non serve neanche gridare! Il Suo Grido mi ha aperto la via per affidarmi al Padre, e la SLA non ha alcuna importanza per me, perché: Sono Libero di Amare”.