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C’è una storia da raccontare. Storia di vittoria della vita e della speranza sulla morte e la tragedia.

 

 

Pace, questo il nome che daremo alla nostra piccoletta non potendo svelare la sua vera identità, era nata in un giorno di primavera dello scorso anno, diciotto mesi fa. Qualche giorno fa Pace ha chiuso improvvisamente, inspiegabilmente e per sempre i suoi occhi a questo mondo.

Il solo pensiero di una morte improvvisa e in così tenera età porta alla disperazione e alla rabbia, soprattutto quando non si conoscono le cause.

In questa tragedia c’è da raccontare la storia di una mamma, di cui non osiamo neanche balbettare il nome, che ha avuto il coraggio, la forza e… la fede di non consegnare alla morte l’ultima parola. Gli organi della piccola Pace, espiantati, hanno permesso una rinnovata speranza di vita per altri piccoli bimbi.

Pace, secondo le logiche umane non sarebbe proprio dovuta nascere. Frutto dell’amore di mamma e papà che dalla vita hanno ricevuto sempre solo ferite e dolore. Una storia d’amore, la loro, che nasce in un villaggio dell’Africa equatoriale e che sfida e subisce le vessazioni e le violenze di una cultura atavica e ancorata ancora a pratiche che violano non solo il corpo di una donna, ma più di tutto la sua dignità. Morte, esilio, prigionia… per i due sposi sono solo il preludio di una separazione che li vedrà per sempre allontanarsi l’uno dall’altro insieme ai sogni di futuro e di speranza.

E nonostante questo ancora vita nella generazione. E nonostante questo ancora dolore nella separazione e nella morte.

Pace nasce da uno spiraglio di luce apertosi per poi richiudersi forse definitivamente. Pace nasce e conosce le braccia forti della mamma e della sorella ormai donna, non quelle di papà rinchiuso e prigioniero in chissà quale prigione africana. Pace nasce sotto il sole e i profumi della nostra terra del Salento… Ha solo il tempo di sfiorare il calore di una Terra accogliente e prodiga, se pur amara. È un tempo di amore ricevuto e testimoniato e condiviso con uomini e donne, discepoli del Signore, che annunciano a lei, piccoletta, e alla sua mamma l’amore di un Dio che in Cristo Gesù è venuto a liberare l’uomo dalla schiavitù, a risanare le ferite e a proclamare la vittoria della vita sulla morte. Dal calore dell’amore di questi discepoli di Cristo la fede nel Dio di Gesù Cristo, come dono, comincia a farsi strada nelle fibre forti e lacerate insieme della mamma.

È l’incontro con Dio in Cristo Gesù al quale, anche nel dramma della morte, non si può non rispondere con altrettanto amore, balbettio dell’amore che precede e copre ogni bruttura.

Sarà l’arcivescovo Michele Seccia a benedire in forma privata la salma della piccola Pace, battezzata prima di spiccare il volo per cielo.

Sarà l’arciconfraternita della Buona morte et oratione con sede nella chiesa di Sant’Irene a Lecce a farsi carico delle spese del funerale e della sepoltura della piccola Pace nel cimitero della città.

Sono piccoli, eppure enormi, segni della misericordia di Dio che nelle piaghe di storie infangate, deturpate e violate continua a scommettere sull’amore che vince sull’odio, sulle ferite e sulla morte.

E quando uomini e donne, come i protagonisti di questa storia che non abbiamo più raccontato ma balbettato, aprono il cuore all’amore, Dio trasforma la morte in vita, la disperazione in speranza, la guerra in… Pace.

Per lei le porte del Paradiso si sono spalancate per la festa dell’eternità.

 

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