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Ieri mattina il Consiglio comunale di Lecce ha riconosciuto su proposta di un nutrito gruppo di consiglieri comunali la cittadinanza onoraria a Yvan Sagnet.

 

 

Si tratta del giovane camerunense protagonista durante lo sciopero alla masseria Boncuri (Nardò) durato un mese contro i caporali e gli imprenditori agricoli e che portò all’introduzione del reato di caporalato e al primo processo in Europa sulla riduzione in schiavitù. “Per il suo contributo all’emersione e al contrasto dello sfruttamento dei braccianti agricoli”, è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana conferita motu proprio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel febbraio del 2017.

Questa la motivazione della cittadinanza onoraria: “Jean-Pierre Yvan Sagnet rappresenta il protagonista e il simbolo della battaglia civile, sindacale, politica per i diritti dei lavoratori migranti in agricoltura. Con coraggio, nell'agosto del 2011, scelse di ribellarsi a condizioni di lavoro intollerabili, guidando la protesta dei braccianti immigrati per le strade della nostra città, che oggi ne riconosce appieno l'alto valore civile. Trovano decisivo impulso in quella mobilitazione i recenti provvedimenti legislativi di contrasto al caporalato e di tutela dei diritti dei lavoratori agricoli, e la rinnovata sensibilità dell'opinione pubblica nei confronti dell'equità delle filiere agricole e della dignità di chi vi è impiegato. Legare il nome di Sagnet alla città di Lecce significa ribadire l'alto valore delle sue azioni, anche in rappresentanza dei lavoratori agricoli migranti che, in quei giorni e in successive occasioni, sono stati e sono ancora protagonisti di battaglie per la dignità del lavoro e il rifiuto dello sfruttamento, contribuendo alla salvaguardia effettiva del valore costituzionale del Lavoro sul quale è fondata la nostra Repubblica”.

Il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, ha ricordato nel suo intervento “Sentiamo, in quanto capoluogo di rappresentare la sensibilità dell’intero Salento nel riconoscere il valore e il significato di quel passaggio storico. Che è storia di questa terra, al pari di altre e non meno significative stagioni di battaglia per i diritti. Il percorso di Yvan rappresenta infatti una fortissima testimonianza di quanto abbiamo bisogno di regole chiare e condivise per una corretta gestione delle politiche migratorie. A chiederle sono i migranti stessi, consapevoli che ogni percorso di riconoscimento dei diritti passa dalla fuoriuscita da una condizione di invisibilità e marginalità che è il terreno di coltura dei fenomeni di sfruttamento e prevaricazione dei quali i braccianti di Nardò sono stati vittime”.

 

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