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È in cammino verso il centesimo compleanno ma la mente, l’anima e la passione per la sua terra, la sua città, la Chiesa che ama e che continua a servire ormai nel “buen retiro” della sua semplice dimora leccese, restano intatte.

 E per certi versi, anche più fresche. Un giovanotto ultranovantenne che pur tra gli acciacchi della salute continua ad essere allegro, mai domo, sempre pronto a stupire. È nata così la preghiera-poesia che dovrà rimanere un cimelio, roba da collezionisti. Composta in un batter d’occhio non appena la voce amica gli ha chiesto di rivolgere un augurio a tutti i suoi concittadini attraverso portalecce.it.

Sorprendente don Franco Lupo. Le sue liriche in vernacolo ormai fanno parte del patrimonio storico, culturale e affettivo di Lecce e del Salento. Chi conserva nella libreria di casa “Lecce mia”, “Cose de Ddiu” e “Gente bona” sa di possedere un tesoro d’arte, di spiritualità e di poesia. Profondo e mai banale, sincero e sempre sul pezzo, creativo ma passionale: uomo di Dio e poeta della fede.

Un grande dono per la Chiesa di Lecce. Un regalo che l’arcivescovo Seccia, in coda al suo messaggio, ha voluto condividere da Piazza Sant’Oronzo con la città in festa, proponendone anche una istantanea traduzione in italiano (che qui sotto riportiamo) a favore dei forestieri che affollavano la piazza.

A SANT’ORONZO
di don Franco Lupo

O Sant’Oronzo mio, questa Lecce tua
Ti canta come santo protettore,
Il sangue tuo ci rende l’anima nuova
Sei morto per la fede e per l’amore

Questa Lecce terremoti si ricorda
E l’hai salvata sempre davanti a Dio
Nessuno più questa cosa non si scorda
Guardala sempre, Sant’Oronzo mio

Ti incatenarono come malfattore
Ti portarono fuori dalla città
Guarda questa Lecce tua con tanto amore
Guardala per tutte le ventiquattr’ore
Questa Lecce è tua e noi i figli tuoi
Ti vogliamo bene con il cuore in mano
Proteggici sempre sotto l’ala tua
Mettici tu nell’anima un cuore nuovo

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