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Michele Marullo è un giovane talento di Squinzano che in autunno è partito per la Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano che, ogni anno, ammette l’iscrizione di pochissimi allievi (sette ragazzi e sette ragazze su centinaia di candidati da tutta Italia e oltre) su selezione.

Vicepresidente della Gifra della parrocchia Santa Maria delle Grazie, così si racconta: “Ogni volta che penso al mio percorso in Gifra lo definisco come un qualcosa di inusuale, perché da parte mia è stato un andare incontro, involontariamente, a questa gioventù francescana. Quattro anni fa, avevo 17 anni, in agosto era nato un progetto dall’Ordine Francescano Secolare in collaborazione con la Gifra che prevedeva degli incontri settimanali in cui si suonava, si recitava, si stava insieme agli anziani, spesso persone sole”.

“Mi recai - continua Michele - a uno di questi incontri e la serata era presentata da Paola Isceri che, in quell’occasione, era la ragazza più giovane del gruppo. Rimasi colpito dal progetto perché guardando in volto quei signori anziani ho pensato che in quel momento erano distratti per un’ora durante la settimana, ma che sarebbero poi tornati alla loro solitudine. Mi aggregai quindi al progetto con la mia tastiera suonando la pizzica alla seconda serata in calendario. Proprio mentre stavo montando lo strumento, - continua Michele - si avvicinò Paola insieme a Mattia Foschini e cominciarono a parlarmi della Gioventù francescana e, da come parlavano, traspariva quanto fosse meravigliosa la loro realtà. Mi invitarono, quindi, a una giornata al mare insieme agli altri ragazzi e dissi subito sì. Devo quindi ringraziare loro per il mio ingresso nella Gifra; per me quello era un periodo particolare in cui stavo cercando qualcosa ma non riuscivo a definire cosa, appena però si avvicinarono capì che la mia ricerca era finita”.

“Quando penso alla Gifra – racconta Marullo - mi torna sempre in mente un episodio; erano i primi tempi e un giorno uscendo da Messa, Simona Serra, membro anch’essa della Gifra, mi disse: 'Magari ci fosse qualcuno a suonare qui la domenica l’organo', c’era l’idea di animare la messa, che in quel periodo era molto povera. Cominciai quindi a suonare l’organo già la settimana dopo e all’inizio per me era difficile essere presente la domenica mattina, non ero convinto di volere quell’impegno nella mia vita. Fui comunque convinto e al momento della mia partenza, fine ottobre 2018, dopo 4 anni di attività in parrocchia, per me è stato un grandissimo colpo al cuore lasciare quell’organo e mi è tornato in mente quel momento e quel dialogo”.

Il discorso di Michele, diventa quindi più analitico, svelando una maturità e una profondità di pensiero che colpiscono vista la sua giovane età. “Tutte le cose che arrivano inaspettatamente, forse si farebbe bene ad accoglierle, anche se in quel momento non ti va. A volte non accogliamo ciò che è nuovo per pigrizia, per paura di ciò che non conosciamo, per paura di mettersi in gioco e dire 'Sì' come ha fatto Maria all’Arcangelo Gabriele. Dire un sì comporta lasciare delle sicurezze, lasciare le zone di comfort che in quel momento credevi fossero la tua vita, poi però ti accorgi che ciò che riguarda la vita non è ciò che sta fuori di te, quello che ti circonda, ma è qualcosa di molto più profondo che ti porta a un certo punto a chiederti 'Che cosa voglio davvero?'. Quindi la vita parrocchiale mi ha insegnato ad accogliere sempre ciò che ci arriva dalla vita, anche quando non ne siamo convinti, anzi in quel caso bisogna chiedersi perché non vogliamo accogliere. Nel momento in cui ci si mette in discussione nasce un dialogo/monologo con se stessi”.

La fine del racconto di Michele coincide quindi con la sua partenza per Milano e lui ne parla così: “Nelle ultime serate insieme, prima della mia partenza, ho parlato con Mattia di come sarebbe stato il mio futuro lontano dalla Gifra e di come sarebbe andata se la sera del nostro primo incontro non avessi detto di sì. Mattia, Paola e Angela Garzia sono le persone che più di tutti mi hanno guidato in questo percorso. Non c’è una risposta a questa domanda, ma è andata così e ne sono contento.”

Il suo pensiero va quindi ai nuovi giovani della Gifra e a ciò che vorrebbe riuscire a trasmettergli: “Durante un incontro che ho fatto con i ragazzi della Gifra di oggi, a cui voglio un gran bene, ho consigliato loro di avere coraggio e di avere anche paura perché proprio  in quel momento si riesce ad avvertire che c’è qualcosa di nuovo che ti sta cambiando. È umano avere paura, ma dopo averla avvertita bisogna accogliere quello che arriva e quindi aprirsi. È importante anche affidarsi, perché l’affidamento è qualcosa di concreto; se non c’è un’urgenza interiore difficilmente potrà esserci la fede. L’urgenza ti porta a interrogarti su qualsiasi cosa che ti accade nella vita”.

È questo il consiglio di Michele per le nuove generazioni: “Accogliete il cambiamento e affidatevi.”

 

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