Da qualche anno siamo abituati ai festival delle “prime volte”.
Dal presidente Mattarella sul palchetto d’onore dell’Ariston alla 73ª edizione del 2023 condotta da Amadeus, alla più dolce e simpatica performance di Topo Gigio della serata delle cover di venerdì scorso con Lucio Corsi, ecco il ben più sorprendente intervento di Papa Francescoin video sul valore pacificatore della musica.
Si sa, il Festival di Sanremo non è soltanto una semplicistica gara canora di piazza, ma ormai da tre quarti di secolo rappresenta il riflesso di tutta una società italiana che sia tra polemiche che tra grande entusiasmo tiene incollati milioni di italiani davanti ai televisori nell’evento di spettacolo più grande e importante di tutto l’anno.
Sanremo è ormai un tratto distintivo della cultura contemporanea italiana, ecco perché tra gossip, industria discografica, satira, commenti e grandi dibattiti ormai soprattutto social rientrano inevitabilmente anche importanti tematiche sociali come la pace.
Nella serata di apertura il conduttore e direttore artistico Carlo Conti, alla sua quarta conduzione della kermesse della riviera, ha presentato un momento di musica per la pace invitando sul palco dell’Ariston la cantante israeliana Noa e la cantante palestinese Mira Awad per un momento che, fuori della competizione, imprimesse un’immagine di unione e speranza in questo periodo in cui l’Europa vive grandi momenti di incertezza e instabilità. Tutto sembra essere anche normale e ben costruito, quasi cosa un po’ già vista, ma comunque di grande intensità e importanza, fino a quando Carlo Conti, prima di lasciare lo spazio alle splendide voci mediorientali già sul palco, annuncia a sorpresa di aver scritto al Pontefice e ancora più sorprendentemente di aver ricevuto una risposta che viene subito proiettata. Un Papa seduto, visibilmente affaticato come ormai lo vediamo in quest’ultimo periodo e che con dei fogli in mano legge un breve discorso in cui lancia un unico semplice potente messaggio: “La musica è strumento di pace!”. E dopo aver ringraziato il conduttore e salutato tutti, il teatro Ariston ha risuonato delle note di “Imagine” di John Lennon nell’unione di voce di Israele e quella della Palestina, simbolicamente potente e che, ovviamente, ha suscitato tantissime emozioni.
C’è chi si è “laicamente” chiesto se fosse stato opportuno far intervenire il Papa al Festival della canzone italiana in eurovisione, ma esattamente come due anni fa ci si è chiesti quanto fosse opportuna la presenza fisica del Presidente della Repubblica tra il pubblico essendo considerata anche essa quasi “sacra” istituzionalmente. Addirittura, c’è chi ha insinuato la falsità del video del Papa, ma come prontamente ha risposto Carlo Conti: “a volte le cose belle e normali succedono senza dietrologie per quello che è il messaggio più importante del mondo: la pace”.
E quindi perché non soffermarci unicamente su questo? Su un messaggio che dovrebbe considerarsi universale da qualunque bocca esca, sia da quelle israeliane e palestinesi di Noa e Mira, che da quella artistica di Carlo Conti che da quella spirituale ma straordinariamente concreta del Pontefice che ancora più di Sanremo ci ha abituato alle “prime volte”. Dopotutto impropriamente questa viene definita la “settimana santa” sanremese e se come ha espresso anche il card. José Tolentino de Mendonca a tal riguardo “non ci sono luoghi esclusivi per la missione della Chiesa: il grande e vasto mondo è un luogo per la parola e per l'annunzio” Papa Francesco - chissà se avrà visto le altre serate o si sia informato sul vincitore del Festival dalla stanza del “Gemelli” dove è ricoverato per curare la bronchite - si può confermare veramente star mondiale, un maestro dell'annuncio del cristianesimo portando oggi questo messaggio di pace, di convivenza interculturale, di vicinanza a tutte le genti.