Ieri nel seminario di Taranto-Poggio Galeso una grande festa per celebrare i sessant’anni dell’apertura dell’istituzione ecclesiastica che per anni ha formato tanti ragazzi pugliesi negli anni del liceo. Portalecce pubblica oggi la testimonianza-memoria di Giovanni Mazzotta, ex alunno del seminario regionale liceale.
È con mano di ‘scribaveloce’, dribblando una serie di nodi alla gola, che intingo il lapis nell’inchiostro dei ricordi degli anni ’77- ’80, che coprono il triennio conclusivo del mio percorso di liceo classico, che noi seminaristi dell’intera Puglia trascorrevamo in quello che era il seminario regionale di Taranto-Poggio Galeso, di fronte all’allora pimpante quartiere Paolo VI e ad un tiro di schioppo dagli altiforni dell’acciaieria Italsider.
Nell’era del digitale e del virtuale e dell’IA, delle immagini bitmap/vettoriali, sfogliare, anche solo mentalmente, le foto da rullino e le istantanee polaroid di quegli anni produce una strana sensazione di benessere misto ad una nostalgia irrefrenabile. Rivedo volti, tanti volti - perché nelle contrade di quei tempi il seminario scoppiava di salute - di persone con le quali ho condiviso anni stagliati nel cuore e nella mente: compagni/amici adolescenti, ‘superiori’ (come si diceva allora), professori, ‘Totonno’ e Maria Speciale, rispettivamente ‘portinaio’ e factotum nella struttura galesiana.
Tanti di loro, purtroppo, non ci sono più, chi per ragioni anagrafiche e chi, per i disegni imperscrutabili della Provvidenza, andato via anzitempo. Erano gli anni dell’adolescenza, gli anni della ricerca della propria identità, quelli del discernimento e delle scelte, che ti facevano diventare ‘grande’. D’altra parte, il liceo è un capitolo della vita che rimane scolpito nella memoria di chiunque, un periodo che, con le sue luci e ombre, segna profondamente la crescita personale e il percorso di ciascuno di noi.
Per noi galesiani, in più, quegli anni erano non sono solo un momento di studio e preparazione al futuro: ‘continuare a Molfetta’, ossia intraprendere gli studi teologici con l’intenzione, più o meno chiara,di proseguire il cammino vocazionale verso il sacerdozio, oppure ‘uscire dal seminario’, ossia ritornare nel mondo a vivere da ‘laici’ nelle diverse situazioni di vita, professionale e familiare, arricchiti dall’esperienza seminaristica. Essi rappresentavano anche un mosaico di esperienze, legami e scoperte, intrecciate e vissute gomito a gomito, 24ore al giorno, per 9 mesi all’anno con tanti coetanei provenienti da ogni dove della Puglia, quasi pellegrini con bisaccia e bastone alla ricerca del proprio santuario esistenziale, dove trovare le risposte giuste per collocarsi nel mondo da protagonisti.
Il liceo, d’altronde, è il momento delle prime grandi sfide per un ragazzo: dalle temute interrogazioni ai compiti in classe apparentemente insormontabili,le ore passate sui libri per prepararsi all’esame di maturità, alle sfide più strettamente personali per trovare il proprio posto in un gruppo, affrontare le proprie insicurezze, scoprire e accettare sé stessi,dare un orientamento di senso alla propria vita.Le amicizie nate durante quel triennio liceale, poi, hanno evidentemente un sapore particolare (prova ne sia che, a 44 anni di distanza,nel mio caso,ci si ritrova ancora,una volta all’anno almeno,espesso proprio nel seminario di Poggio Galeso, con diversi amici galesiani a condividere una mezza giornata insieme) forgiate come sono tra i banchi di scuola e nelle interminabili ore di studio condiviso, così come sul campo di calcio tutto per noi, quanto nelle rare e agognate uscite a Taranto con la ‘circolare’ e nelle sveglie improbabili della mattina che ci portavano in cappella per le lodi e la messa quotidiana, immersi nel profumo dell’incenso e accompagnati dalle note dello strumento liturgico per eccellenza, suonato da bravissimi organisti liceali.
Nelle foto dell’esperienza galesiana, per niente sbiadite dal tempo, emergono con prepotenza figure di sacerdoti educatori veramente in gamba, come di docenti colti e professionalmente tanto capaci quanto umanamente affabili e paterni/materni. So che faccio un torto a qualcuno, non potendo citare tutti, ma non posso trattenere il ricordo del compianto don Angelo Sabatelli, allora giovane prete educatore, o del buon don Nicola Mastrorocco, austero economo, come di mons. Fernando Maraglino, simpaticissimo quanto ‘temuto’ (per le cerbere interrogazioni…) docente di storia; né della prof.ssa Anna Maria Ruggieri, docente di filosofia, anima bella e nobile quanto materna, così come galantuomini erano i proff. Ferreri e Sessa, Sammarruca e don Donato Colafemmina, che ci faceva ‘masticare’ in latino…etc…etc…etc…!
Tutte queste persone hanno lasciato un’impronta indelebile nelle delicate personalità in fieri di tantissimi di noi che abbiamo avuto la fortuna e l’onore di incontrarli nel nostro cammino. Oggi di quei ragazzi degli anni ’77-’80, “arrivati da mille strade diverse - come recitava il testo di una canzone di Marcello Giombini, allora molto in voga - in mille modi diversi, in mille momenti diversi, perché il Signore ha voluto così”, tanti sono diventati sacerdoti, vescovi, professionisti apprezzati, padri di famiglia fedeli alla propria vocazione: in tutti, sono sicuro, è rimasto il profumo di quella esperienza e di quei luoghi tanto cari alla pelle, al cuore, all’anima. Grazie, Seminario di Poggio Galeso!
UN PO' DI STORIA
Il Seminario minore di Taranto (per un trentennio circa sede del seminario regionale liceale) fu edificato a Poggio Galeso, nel quartiere Paolo VI, per volontà di mons. Guglielmo Motolese, allora arcivescovo di Taranto, al quale, nel primo dei tre giorni di festa, è stata intitolata la nuova biblioteca. Fino ad allora era ospitato nella città vecchia, dove oggi rivive come museo diocesano. La sua costruzione fu resa possibile grazie alla generosità dei tarantini, che sostennero l’arcivescovo nella realizzazione di una grande struttura immersa nel verde.
Un contributo significativo arrivò anche dalla Marina Militare, che donò la statua posta sulla sommità della cappella maggiore, fusa nell’Arsenale tarantino. La storia del seminario è raccontata nella mostra fotografica allestita per l’occasione e nel volume commemorativo Il seminario di Poggio Galeso: sessant’anni di cammino, curato da mons. Alessandro Greco.
Dal 1965 a oggi, oltre mille giovani hanno studiato e vissuto nelle sue stanze e seicento sono diventati sacerdoti. Nel tempo, è divenuto anche un punto di riferimento per la comunità diocesana, con incontri formativi e giornate di spiritualità. La tre giorni commemorativa si è conclusa ieri con la messa presieduta dall’arcivescovo, mons. Ciro Miniero, concelebrata da vescovi, sacerdoti della diocesi e gli alunni e formatori di ieri e di oggi provenienti da tutta la Puglia.