0
0
0
s2sdefault

Rosario Livatino sarà presto beato, in quanto ucciso “in odio alla fede” sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento, il 21 settembre 1990.

 

 

Il Papa ha, infatti, ricevuto in udienza il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Durante l’udienza, il Santo Padre ha autorizzato la stessa Congregazione a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del “giudice ragazzino”.

La beatificazione avverrà perché gli sarà riconosciuto il martirio in odium fidei… “Sembrava un ostacolo quasi insormontabile ha dichiarato il postulatore don Giuseppe Livatino, omonimo del giudice assassinato-, però in realtà la testimonianza nel senso teologico del termine c’è. Rosario, affidando la sua vita nelle mani del Signore e fidandosi di lui anche quando viene ‘deluso’ dalla magistratura, dimostra di essere un battezzato e un discepolo di Cristo disposto a salire sul Calvario. Sono convito, anche in base agli elementi che abbiamo esaminato durante il processo, che lui sapeva perfettamente che stava andando incontro a un qualcosa di tragico. Quando il giorno prima si erano diffuse strane voci ad Agrigento su un attentato a qualche esponente dello Stato, credo che abbia pensato soprattutto a se stesso. Sapeva bene di essere totalmente disarmato, ma nonostante tutto quella mattina prese la macchina come sempre. Sapeva che poteva essere la sua ultima volta, ma andò regolarmente ad Agrigento, perché lo aspettano per lavorare. C’era un incontro dei giudici del Collegio di sorveglianza. Le parole riferite dai pentiti, pronunciate da Rosario prima di morire, ‘Che cosa vi ho fatto’, rivelano un fatto importante.

Aveva solo 38 anni Rosario Livatino quando fu ucciso, in un agguato mafioso, la mattina del 21 settembre ’90 sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre - senza scorta e con la sua Ford Fiesta amaranto - si recava in tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando omicida e i mandanti che sono stati tutti condannati, in tre diversi processi nei vari gradi di giudizio, all’ergastolo con pene ridotte per i “collaboranti”. Ergastoli sono stati inflitti agli esecutori Paolo Amico, Domenico Pace, Gaetano Puzzangaro, Salvatore Calafato, Gianmarco Avarello ed ai mandanti Antonio Gallea e Salvatore Parla. Tredici anni sono inflitti a Benvenuto Croce e Giovanni Calafato, entrambi collaboratori di giustizia.

LA GRATITUDINE DEL CENTRO STUDI A LUI DEDICATO

Il Centro studi Rosario Livatino esprime “profonda gratitudine” a Papa Francesco per l’autorizzazione alla promulgazione del decreto riguardante il martirio del servo di Dio Rosario Angelo Livatino. In una nota, ricorda le parole dello stesso Pontefice, durante l’udienza concessa ai componenti del Centro studi, il 29 novembre 2019, in occasione dell’annuale convegno nazionale: “Livatino è un esempio non solo per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro e per l’attualità delle sue riflessioni”.

Quindi, l’auspicio del Centro studi che “l’imminente beatificazione di Livatino possa essere di sprone e di incoraggiamento per quei giuristi, e in particolare per quei magistrati, per i quali la Giustizia non è al servizio dell’ideologia o dell’interesse di una parte”.

 

 

Forum Famiglie Puglia