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Obiettivo: formazione! La consapevolezza che Dio continua a essere presente nella convulsa storia umana con “la Parola che diviene carne”, come predilige sottolineare l’arcivescovo mons.Michele Seccia, stimola gli operatori della comunicazione sociale a rapportare continuamente le loro parole con la Rivelazione, che illumina gli itinerari dei singoli e delle comunità.

Ecco, allora, come ha sottolineato il direttore Vincenzo Corrado in occasione della recente Festa dei giornalisti leccesi, il “dovere di metterci in stato di ascolto” per comprendere adeguatamente sia la missione ricevuta sia le conseguenze delle parole usate con le moderne tecnologie, cogliendo l’importanza di “una reale presa di coscienza della necessità di un’informazione che sia pensata e faccia pensare”.

Certo, non è facile contrastare un’informazione standardizzata: anzi, i media rischiano addirittura di perdere di vista le dinamiche profonde che stanno dietro un episodio, non offrendo appropriate chiavi di lettura.

Tra la possibilità d’incontro interpersonale o la trappola dell’autoisolamento, occorre perseguire la scelta di precisare la propria identità per favorire la “maturità sapienziale”, obiettivo importante per un’informazione sempre rispettosa della dignità umana, capace “di parlarci di noi e del bello che ci abita”, ha ancora sostenuto il direttore Corrado.

Non di rado avviene, invece, che il giornalista non offra “chiavi” di lettura di un evento: probabilmente per l’inidoneità di costruire nessi logici tra fatti diversi uniti da un denominatore comune, a causa di mancanza di progettualità con riferimenti ai valori fondamentali.

Ne deriva, allora, la necessità di maturare adeguate competenze: “Studiamo, aggiorniamoci, formiamoci”, ha esortato il relatore, precisando che non si può utilizzare lo stesso slang linguistico nel parlare all’adolescente e alla persona già formata, in quanto un valido uso del linguaggio è basilare per chi svolge attività di comunicazione.

“Scopriamo il senso e il gusto della comunicazione, scopriamo il senso e il gusto di usare parole efficaci, andiamo alla ricerca di quel vocabolario che riesce a parlare alla vita, che riesce a promuovere la cultura dell’incontro… Un vocabolario che fa parte della nostra esperienza quotidiana, perché ciascuno di noi non è una monade, non è un’isola rispetto agli altri, ma fa parte della famiglia umana”, ha esortato Corrado. Facendo rifermento al “vocabolario dell’umanità”.

 

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