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Prima di pensare a nuove forme di ministeri, è importante puntare l’attenzione sul popolo di Dio, sottolineando il sacerdozio comune di tutti i battezzati. Ne parla in questa intervista, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna rimarcando anche la strada dei diaconi permanenti.

Eminenza, quali le sue proposte per i nuovi cammini della Chiesa in Amazzonia?

Non ho delle proposte. Sono venuto per ascoltare. Ma certamente mi interessano le proposte che fanno i vescovi e i partecipanti provenienti dall’Amazzonia perché loro sanno quali sono le sfide pastorali. Io ho solo posto delle domande per capire meglio e sono state anzitutto tre domande. Se è vero che il 60 per cento dei cristiani della zona sono, più o meno, passati ai pentecostali, cosa vuol dire per noi cattolici, per noi Pastori della Chiesa cattolica? Ho sentito molto sottolineare che questa presenza anzitutto ha il vantaggio di essere presenza: sono nei villaggi mentre noi Pastori veniamo una volta all’anno in questo immenso territorio a visitare le parrocchie… Dunque parlano molto di una pastorale di presenza e non solo di visita. E poi ho chiesto: voi parlate molto dei viri probati, di poter ordinare presbiteri uomini sperimentati nella vita, nella famiglia, nella fede cristiana. Di per sé non è esclusa questa possibilità, non c’è dogma che lo impedisce, ma come gestirlo? Io ho chiesto: perché non avete istituito più intensamente il diaconato permanente?

 

Nella sua diocesi ha numerosi diaconi permanenti, crede che sia una via da percorrere per l’Amazzonia?

In ogni caso - se in certi casi la Chiesa potrebbe permettere viri probati per essere presbiteri – devono prima passare attraverso il diaconato. E, dunque, io ho chiesto: perché non aver istituito come diaconi permanenti i viri probati? I diaconi sono capaci di aiutare la comunità. E dunque prima di parlare di viri probati preti, dovete fare l’esperienza che la Chiesa 50 anni fa ha aperta nel Concilio Vaticano II con i diaconi permanenti. L’altra questione è se veramente sia una via da scegliere di avere preti sposati. Io penso che la questione primaria non è quella dei ministeri ma del popolo di Dio. Questa è la grande visione del Concilio Vaticano II. E ammiro tutto ciò che ho sentito sulla presenza di fedeli locali, famiglie, donne - anzitutto donne - che portano la vita della comunità cristiana sul luogo e anche se non hanno un ministero esplicito, sono servitori e servitrici del popolo di Dio. Molti hanno insistito nel Sinodo su ciò che il Vaticano II chiama il sacerdozio comune di tutti i battezzati: questa è la base della vita cristiana. Dunque, prima di pensare a nuove forme di ministeri dobbiamo ritrovare questo grande slancio del popolo di Dio che ci ha mostrato il Vaticano II.

 

Cosa pensa della presenza crescente dei gruppi evangelici e pentecostali in Amazzonia e cosa dice questo anche alla Chiesa cattolica?

Alcuni hanno insistito sul fatto che loro predicano Gesù Cristo molto direttamente. È un fatto che sono molto più diretti nell’annuncio. Certo, la predica più efficace è la vita cristiana ma c’è bisogno dell’annuncio diretto: “Credi tu in Gesù Cristo? È per te veramente il tuo Signore?”. Dunque c’è qualcosa da ascoltare da loro.

*Vaticannews

 

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