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“Creare commissioni che lavorino sul metodo per dare un volto amazzonico anche alla liturgia”. È una delle proposte emerse al Sinodo per l’Amazzonia, dove il tema dell’inculturazione è stato uno degli argomenti più dibattuti.

A riferirne sono stati mons. Ralfael Alfonso Escudero López-Brea, vescovo prelato di Moyobamba, in Perù, e mons. Eugenio Coter, vicario apostolico di Pando e vescovo titolare di Tibiuca (Bolivia), durante il brieifing in sala stampa vaticana.

“Al Sinodo si sta chiedendo un rito diverso da quello che ha già la Chiesa”, ha spiegato mons. Lopez-Brea a proposito della necessità di “introdurre nella celebrazione eucaristica simboli e riti che non abbiano un impatto su ciò che è essenziale nel rito, però arricchiscano la celebrazione affinché si possa celebrare l’Eucaristia con le peculiarità delle popolazioni indigene”.

“Non sarebbe qualcosa di nuovo nella storia della Chiesa - ha fatto notare il vescovo -: oltre al rito romano, esistono altri riti come il rito per le Chiese cattoliche orientali, e anche in alcune zone dell’Africa si sono introdotti elementi tipici all’interno della celebrazione eucaristica”.

In Amazzonia, ad esempio, ha aggiunto mons. Coter, “si usa incensare l’altare durante la preghiera dei fedeli, e non all’inizio della messa: per i popoli indigeni, è espressione di salire al cielo”.

“C’è da fare un adattamento del rito liturgico - ha affermato il vescovo. Una delle proposte è quella di “creare commissioni che lavorino sul metodo per dare un volto amazzonico anche alla liturgia, per riproporre la liturgia dentro il linguaggio, i segni, i gesti, la mimica e la cultura locale di ogni gruppo etnico”.

“Ci sono elementi strutturali della liturgia che non cambiano da duemila anni, in quanto elementi essenziali, ed altri che possono essere approfonditi perché parlino alla gente che vi partecipa”, ha concluso Coter.

 

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