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“Dobbiamo accostarci ai popoli amazzonici in punta di piedi, rispettandola loro storia, la loro cultura, il loro stile del ‘buen vivir’ nel senso etimologico della parola, e non nel significato sociale”. È l’invito di Papa Francesco, che ha aperto la prima congregazione generale del Sinodo per l’Amazzonia nell’Aula del Sinodo in Vaticano.

“Ogni popolo ha un’identità propria, una coscienza di sé da cui viene un sentire, un modo di vedere la verità, una storia, un’ermeneutica”, ha sottolineato Francesco, con un discorso pronunciato a braccio, in spagnolo, e durato circa venti minuti e mettendo in guardia ancora una volta dalla “colonizzazione ideologica, tanto comune”, che “distrugge la storia di un popolo”.

Il Papa ha chiesto di cominciare il Sinodo non con “programmi confezionati”, per “disciplinare, addomesticare” il popolo amazzonico: “il centralismo omogeneizzante e omogeneizzatore distrugge l’autenticità della cultura di un popolo”. “Le ideologie sono riduttive”, il monito di Francesco, che ha stigmatizzato “la pretesa di comprendere intellettualmente, ma senza ammirare” e quella a “ridurre la realtà in categorie”, coniando “ismi” in nome di una presunta “civilizzazione che serve ad annientare i popoli”.

Il Santo Padre ha cominciato il suo discorso con qualche parola in italiano, ringraziando tutti per il “lavoro preparatorio” al Sinodo, “da Puerto Maldonado fino ad oggi”. Poi ha cominciato subito a parlare in spagnolo, spiegando che “il Sinodo per l’Amazzonia ha quattro dimensioni: pastorale, culturale, sociale, ecologica. La prima è l’essenziale, abbraccia tutto”. “Non esiste un’ermeneutica asettica”, ha spiegato Francesco esortando i 184 padri sinodali a vivere “la realtà amazzonica con occhi di discepoli e missionari. Senza lo Spirito Santo non c’è annuncio di Gesù Cristo, che non va confuso con il proselitismo”.

 

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