“È uno di noi”. Il Perù gioisce per l’elezione del nuovo Papa Leone XIV. Robert Francis Prevost, statunitense, può essere considerato, infatti peruviano d’adozione.
Nel Paese sudamericano è stato missionario, sacerdote, vescovo. Ha calpestato le strade polverose delle periferie di uno dei paesi più diseguali del mondo, a cavallo ha percorso le salite verso le Ande. Si è immedesimato nel “popolo fedele”, come lo ha chiamato nel suo primo saluto, dopo l’elezione. Da vescovo di Chiclayo, ha promosso una pastorale attenta ai laici e ai più poveri, in qualche modo “anticipando” il cammino sinodale promosso da Papa Francesco.
Un lungo cammino che si era interrotto poco più di due anni fa, nel gennaio del 2023 quando Papa Francesco lo chiamò a Roma.
“Qui la gente, a Chiclayo, fu molto triste quando dovette salutare il suo vescovo”, confida mons. Edinson Edgardo Farfán Córdova, anch’egli agostiniano, attuale vescovo di Chiclayo. Una tristezza che nella giornata di ieri di è trasformata “in grande gioia, e insieme, gratitudine e speranza”. Il vescovo, tra i motivi di gratitudine, evidenzia “il suo lavoro pastorale a Chiclayo, con i laici, rispetto ai quali ha promosso una formazione globale e strutturata, e con i poveri. Una pastorale in linea con il pontificato di Papa Francesco. Ora, la scelta del nome di Leone XIV, ci suggerisce che farà ulteriori passi in avanti, nell’approfondimento della dottrina sociale, nell’opzione per i poveri, nell’attenzione ai diritti umani”. La grande gioia dei fedeli di Chiclayo è doppia, aggiunge mons. Farfán, “perché tutti hanno ascoltato, in diretta, le parole del nuovo Papa, in cui ha espresso, in spagnolo, la sua vicinanza e il suo affetto alla diocesi peruviana”.
Parole di particolare affetto per la Chiesa di Chiclayo arrivano dal cardinale elettore del Perù, Carlos Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima e primate del Paese. “So che voi fratelli e sorelle che fate parte dell’amato popolo di Chiclayo, di cui anche la mia famiglia è discendente, la gioia che dovete provare in questo momento per questo riconoscimento di una tradizione religiosa di grande importanza, che proviene dai nostri antenati, ma che gli agostiniani e, soprattutto, mons. Prevost, sono riusciti a promuovere all’interno della diocesi e tra la gente di Chiclayo”, afferma in un videomessaggio. E prosegue: “Vorremmo, innanzitutto, a nome di tutti i cardinali, ringraziare le preghiere di tutto il popolo peruviano e di tutti i popoli del mondo, perché è stata una decisione difficile da prendere che implicava il lasciarsi ispirare da ciò che il Signore ci manda in ogni situazione”. Per il porporato, “il pontificato del card. Prevost è molto importante perché riprende Leone XIII, il grande autore dell’Enciclica Rerum Novarum, con la quale la Chiesa ha iniziato il cammino delle encicliche sociali che hanno permesso a tutti i popoli del mondo di prendere coscienza e di aiutarsi reciprocamente per superare, soprattutto, i limiti sia del comunismo che del capitalismo”.
Un altro vescovo agostiniano esprime la sua gioia per il nuovo Papa. È mons. Lizardo Estrada, vescovo ausiliare di Cuzco e segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano. È lui a evidenziare la notevole esperienza internazionale di Leone XIV. “Conosce tutto il mondo, è statunitense, ha vissuto in Perù, ha guidato gli agostiniani al massimo livello, ha seguito i vescovi di tutto il pianeta, ha un’esperienza internazionale che teme pochi confronti”. Spicca, poi, nella sua storia, il fatto di essere nato negli Stati Uniti e di aver vissuto a lungo in un Paese sudamericano, il Perù, appunto. “Nell’attuale contesto internazionale, la sua figura ci aiuta a vedere l’America come un unico continente. L’America è una sola, e da questa elezione arriva un messaggio di grande unità e pace”. Tra i vescovi peruviani che meglio conoscono Robert Francis Prevost c’è, senza dubbio, mons. Héctor Cabrejos Vidarte, arcivescovo emerito di Trujillo e, fino a pochi mesi fa, presidente della Conferenza episcopale peruviana. Il nuovo Papa ha operato per diversi anni a Trujillo, e poi mons. Cabrejos lo ha ritrovato nella presidenza della Cep. Ci mostra alcuni fogli che si è appuntato, in evidenzia i motivi per i quali, oggi “siamo tutti contenti”. In particolare, evidenzia l’arcivescovo, “è una persona semplice e vicina alla gente, capace di discernimento e molto rispettata nelle sue opinioni. Parla molte lingue, ed è un grande lavoratore”.