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Sia pur brevemente, interpelliamo la storia per conoscere l’evoluzione del triduo lungo il corso dei secoli. Fino al IV secolo, dunque, rimane la visione globale e unitaria del mistero pasquale con la sua forte concentrazione sul “Cristo crocifisso, sepolto e risorto” (Agostino).

 

 

La storicizzazione

Ma a partire dal IV secolo, soprattutto per l’influsso della comunità di Gerusalemme, incomincia a prevalere il criterio della «storicizzazione», motivata dal desiderio di contemplare e rivivere i singoli momenti della passione, morte e risurrezione del Signore. Questa tendenza a storicizzare i racconti evangelici è testimoniata da una pellegrina di nome Egeria che, durante il suo pellegrinaggio nei luoghi della Terra Santa, descrive minuziosamente tutti i riti della settimana santa che si fondono sulla ricostruzione degli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Con il suo “Diario di viaggio” Egeria ci lascia una testimonianza importante sullo svolgimento rituale in ambiente gerosolimitano. Questi riti, compiuti sui luoghi stessi della passione, influiranno molto sulla organizzazione delle celebrazioni anche fuori Gerusalemme.

 

La “preferenza” per l’Eucaristia

Ciò che sembrava un arricchimento, però, risultò subito un elemento disgregante del mistero pasquale che veniva così “vivisezionato” privilegiando il criterio cronologico della distribuzione rispetto a quello teologico della concentrazione. L’importanza notevole data all’istituzione dell’Eucaristia il giovedì santo fece perdere di vista il vero culmine della Pasqua che è la celebrazione dell’Eucaristia nella veglia pasquale. Tale attenzione privilegiata all’istituzione dell’Eucaristia ha determinato nel corso dei secoli anche la rottura della struttura stessa del triduo che non fu più venerdì-sabato-domenica, ma giovedì-venerdì-sabato.

 

In chiave catecumenale

La celebrazione del battesimo nella notte pasquale ha contribuito ad allargare il «prima» e il «dopo» della celebrazione del triduo pasquale. Infatti, a Roma fin dal V secolo si aggiunge la messa per la riconciliazione dei penitenti, il giovedì santo al mattino, e a partire dal VII secolo la messa crismale. La quaresima, inoltre, nasce e si sviluppa come tempo da dedicare all’ultima preparazione dei catecumeni al battesimo nella veglia pasquale e alla preparazione dei penitenti alla riconciliazione nella mattina del giovedì santo. Il tempo pasquale, d’altra parte nasce e si sviluppa a partire dalla consapevolezza che i neofiti, ovvero i coloro che erano nati dall’acqua e dallo Spirito Santo nella notte di Pasqua, avevano bisogno di essere introdotti più a fondo nella conoscenza del mistero pasquale mediante una catechesi appropriata, cioè la catechesi mistagogica che si fondava sulla spiegazione dei riti e delle preghiere della veglia pasquale. La celebrazione pasquale, dunque, si prolunga nell’ottava di Pasqua - settimana nella quale i neo-battezzati rimanevano vestiti con la veste battesimale bianca che deponevano nella cosiddetta domenica “in albis” - e nel tempo pasquale dei cinquanta giorni successivi, dentro i quali si sottolineano per la loro importanza sia 40° giorno, per celebrare il mistero dell’Ascensione sia il 50° giorno per celebrare la discesa dello Spirito Santo.

 

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