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Novembre, penultimo mese dell’anno, è caratterizzato dall’inizio del lungo sonno invernale, dal letargo del mondo naturale, che è visto come una discesa agli inferi. Questo letargo è sospeso dall’estate di San Martino, dall’ultimo tiepido sole che ci dà l’illusione di un calore primaverile.  

 

L’ingresso alla stagione fredda è ricordato da diversi proverbi: te tutti li Santi li cumprarieri cu li uanti, di Ognissanti (l’1) i compratori di olive con i guanti, per ripararsi dal freddo; te santu Martinu lu jernu e’ vvicinu, di san Martino (l’11) l’inverno è vicino; fenca a san Martinu stae buenu lu ecchiu e lu piccinnu, fino a san Martino sta bene sia il vecchio che il bambino.

Per via del freddo le semine devono essere terminate: te santu Linardu chianta la faa ca e’ tardu, di san Leonardo (il 6) pianta la fava che è tardi; se o’ cabbi li ceddhri pizzulanti, fanne le fae de tutti li Santi, se vuoi gabbare gli uccelli pianta le fave il giorno di Ognissanti. In alcuni calendari contadini questa data è posticipata al 21, giorno della Madonna delle Grazie, alla quale è legato il detto: te la Matonna faraula la fa’ alla chisura, per la festa della Madonna delle Grazie si piantano le fave nell’oliveto.

Temporali e rovesci possono avvenire solitamente intorno al 21, giorno di Presentazione della Vergine al Tempio: te la Matonna te lu Tempiu o acqua o nie o ientu, il giorno della Madonna del Tempio o acqua (pioggia) o neve o vento.

Per approfondimenti: R. Barletta, Quale santo invocare?, Grifo, 2013.

 

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