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Il 9 febbraio 1842 nasceva a LizzanelloCosimo De Giorgi, una delle figure più versatili del panorama culturale di Terra d’Otranto.

 

 

Alla professione di medico affiancò l’interesse per la storia, la geografia, la geologia, l’etnografia, la meteorologia e per molte altre discipline, divulgandole attraverso numerosissimi saggi. Realizzò, inoltre, il censimento di tutti i monumenti di arte antica e, tra le prestigiose applicazioni pratico-scientifiche, molti osservatori meteorologici e stazioni termo-pluviometriche sparsi in tutto l’attuale Salento. Si può dire che la sua sete di conoscenza e di vivace curiosità scientifica non aveva confini! Basta leggere la sua biografia per sentirsi smarriti in un autentico arcipelago di passioni.

Durante i lavori di scavo nel centro di Lecce (1900) individuò i resti dell’anfiteatro romano e, dopo un’approfondita ricognizione dello scavo, pubblicò la Relazione Tecnica col sottotitolo Lecce sotterranea (1907) che, chi scrive, ha aggiornato nell’ampia introduzione, ha arricchito il testo con note e traduzioni in lingua di periodi latini e greci, ospitando un’appendice a cura di Liliana Giardino (già docente di archeologia all’Unisalento), e dato alle stampe nel 2018: anno europeo del patrimonio culturale nonché 150° anniversario della fondazione del Museo provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce. Un lavoro alquanto impegnativo, quasi - se non del tutto - passato inosservato dalle istituzioni pubbliche del settore.

L’opera che conferì al De Giorgi una vasta fama è senz’altro La provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio (1882-1884), un’opera scritta con la penna dell’appassionato, del curioso, del ricercatore, dello studioso (recentemente ristampata), grazie alla quale si scopre il sorprendente patrimonio di testimonianze storico-artistiche (molte andate distrutte) della provincia di Lecce, di cui sono beneficiari, in primis, i residenti.

Egli amava profondamente la storia e la bellezza e trovava questo vibrante connubio, di per sé inscindibile, nelle testimonianze materiali e immateriali che scopriva durante le sue molteplici escursioni.

Non è riduttivo definirlo un pubblicitario ante litteram del territorio salentino, uno dei primi che ha avuto il fiuto di scoprire e valorizzare il prezioso tesoro di testimonianze ivi esistenti, ritenendole una risorsa usufruibile da tutti, a partire dai conterranei i quali, dopo avere conosciuta l’esistenza, sono tenuti a tutelarla e tacitamente incaricati di tramandarla. Ecco la parola chiave nascosta nei suoi ritrovamenti che lo rende contemporaneo: è risorsa. Che ancora si fa fatica a recepire! Non parliamo poi da parte di quei balordi o di quei “soggetti smarriti” che compiono atti di vergognoso vandalismo contro antichi pozzi, inermi menhir, rappresentazioni presepiali, come è accaduto pochi giorni fa nel Salento!

Per questo, a me pare, lo studioso qui ricordato, può essere considerato come colui che ha anticipato argomenti di sorprendente attualità, nonostante i tantissimi anni trascorsi, ed ha parlato in termini di rispetto, di valorizzazione di ciò che il territorio offre dal punto di vista storico, di salvaguardia, di capacità di conservarl per trasmetterlo ai posteri.

Più di qualsiasi convegno o celebrazione dove le belle frasi pronunciate per la circostanza svaniscono in fretta, senza provocare alcuna risonanza nei cittadini né nelle pubbliche amministrazioni, valga lo stimolante insegnamento racchiuso nella seguente riflessione di Cosimo De Giorgi: «[…] Ma se poi da quelle pietre tarlate e corrose dal tempo, guaste e sciupate dalla ignoranza e dalla nequizia degli uomini, evochiamo il nostro passato, esse ci parleranno un linguaggio e ci diranno una storia che altamente ci onora». Una riflessione da rileggere con frequenza e spirito auto-critico.

 

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