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Parlano di lui e della sua vita girovaga, trasudano versi e studi le stanze dell’imponente castello Comi, ora casa museo, in Lucugnano.

 

 

 

 

Quella dimora, che fu costretto a vendere alla Provincia per ristrettezze economiche, poiché viveva di stenti e di quello che gli offriva la gente del luogo.

Era un barone Girolamo Comi (1890-1968), barone e poeta, che proprio nei versi dedicati al Salento, ed ai suoi luoghi, trova l’espressione più alta.

Lucugnano, frazione del comune di Tricase, porta con sé, i segni indelebili delle sue liriche. Salire le scale di questo antico palazzo significa, ancora oggi, trovarsi faccia a faccia con lui.

Qualcuno lo sente ancora muovere le carte, sfogliare i suoi libri. Qui sembra esserci ancora la sua anima. Sembrano risuonare le voci dei poeti negli antichi fasti dei convivi letterari.

In questo piccolo angolo del Salento, disperso in Terra d’Otranto, Girolamo Comi riusciva a riconciliarsi con la natura ed a riscoprire, tra statue ed arazzi, la meraviglia delle piccole cose, quelle che acquietano l’anima come scriveva il poeta Alfonso Gatto (1909-1976) che, alla casa del poeta di Lucugnano, nel maggio del 1962, dedicò questi versi: “Ho mangiato assieme a te ed ho trovato, dopo notti d’insonnia, un’ora di pace nel tuo letto. Perché nella tua casa non c’è paura, anche le ombre sono amiche. Il tuo Alfonso Gatto”.

Tutti devono molto al Comi per aver tentato di portare nel Salento un soffio di aria extra provinciale, fra il 1948 ed il 1953, e per aver cercato di instaurare un centro di cultura internazionale.           

 

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