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“Cristiano con voi, vescovo con voi” (…). Con queste celebri parole del vescovo d’IpponaLeone XIV, il Pontefice appena eletto, dalla loggia della basilica di San Pietro, si è presentato come figlio di Sant’Agostino.

 

 

Robert Francis Prevost è un agostiniano. Di lui già è stata diffusa un’ampia biografia, ma ciò che caratterizza la sua figura è appunto l’impronta agostiniana che ha preso forma nei diversi incarichi che ha ricoperto, come missionario, priore generale dell’Ordine agostiniano, vescovo e infine cardinale e presidente del dicastero dei vescovi nella curia romana. Le parole di Agostino tracciano anche il suo nuovo ministero di successore dell’apostolo Pietro. Una fede da vivere in comunione e un servizio, quello di pastore, per cui spendersi per gli altri, un “camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato”.

Sin dal primo discorso, di saluto, e poi nella prima omelia il giorno dopo nella cappella Sistina, Papa Leone XIV ha dato particolare rilevanza all’essere “con” e all’essere “per” come due coordinate che dovranno accompagnare il suo ministero di pastore. In quanto tutti discepoli, “come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore… È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione”.

Per il suo ministero di vescovo di Roma, Leone XIV fa riferimento alle parole e all’esempio di Sant’Ignazio d’Antiochia, vescovo e martire dei primissimi tempi della Chiesa, che proprio a Roma donò la sua vita, sbranato dalle belve, indicando in questa figura “chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato”. 

Come non riconoscere i capisaldi della visione agostiniana sulla figura del vescovo in quanto pastore? Ecco come il vescovo d’Ippona commenta le parole di Cristo a Pietro “pasci le mie pecore”: “Osservate fratelli miei, Cristo disse: ‘Pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore’. Ha forse detto: ‘le tue?’ Pasci, servo buono, le pecore del Signore, che hanno il marchio del Signore… segnate con il suo nome, riscattate con il suo sangue” (Sermo 295,5).  E ancora un bel testo di Agostino che indica sia il “con voi” che il “per voi”: “Siamo vostri pastori (pascimus vos), con voi siamo nutriti (pascimur vobiscum), Il Signore ci dia la forza di amarvi a tal punto da poter morire per voi o di fatto o con il cuore (aut effectu aut affectu)” (Sermo 1,33).

È ancora presto per intravedere con una certa completezza l’orizzonte entro il quale il nuovo Papa eserciterà il ministero petrino in epoca postmoderna. Siamo certi che ci sarà continuità con i suoi predecessori, pur con modalità differenti. Mi permetto di azzardare un’ipotesi che coinvolge la figura di Sant’Agostino tanto nei confronti di Papa Francesco che nei confronti del nuovo Pontefice Leone XIV. 

Papa Francesco ha mostrato il volto misericordioso della Chiesa attraverso la famosa immagine dell’ospedale da campo; un intuito che condivide con Agostino che nel commentare la parabola del buon Samaritano parla della Chiesa-Ostello, dove vengono curate le ferite dei viandanti. Sempre Papa Francesco condivide con il vescovo d’Ippona il rischio, nella Chiesa, di pelagianesimo (neopelagianesimo), vale a dire di cristiani autoreferenziali. Penso che anche questi aspetti saranno motivo per intravedere una continuità, con modalità diverse, fra Papa Francesco e Leone XIV; il che conferma come la Chiesa attraverso le sue supreme guide sappia guardare avanti attingendo linfa vitale alla tradizione patristica.

 

 

* docente di teologia patristica e direttore della biblioteca Innocenziana

 

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