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Il caro bollette rischia di avere effetti sociali ancora più pesanti di quelli innescati dalla pandemia. E le parrocchie si ritrovano ad essere la trincea di una battaglia che si consuma soprattutto sulla pelle delle famiglie e dei più deboli. Le chiese, sempre di più, si ritrovano a dover fronteggiare richieste crescenti di aiuto, anche da parte di insospettabili. Intanto, la Cei (LEGGI) ha messo a disposizione delle diocesi italiane un fondo di solidarietà di 10milioni di euro per contrastare l’aumento dei costi dell’energia: le prime infatti ad essere in difficoltà, così come le famiglie e le imprese, sono le stesse parrocchie alle prese con l’esplosione dei costi per i consumi e le utenze.

 

 

 

Intanto, i parroci si ritrovano a tu per tu ogni giorno con l’aumento delle richieste di sostegno da parte di chi è in difficoltà, ma sotto questi chiari di luna anche riuscire ad aiutare gli altri rischia di essere un lusso che non tutti possono permettersi. Il viaggio nella parrocchie attraversa le periferie esistenziali di tante persone che non sanno più come reggere all’urto degli aumenti.

“Paghiamo le bollette a tante famiglie, lo abbiamo sempre fatto e ora - dice don Mattia Murra, parroco di Santa Maria del Popolo a Surbo - la richiesta è in continuo aumento. Stiamo facendo i salti mortali, perché l’alternativa è lasciare queste famiglie senza energia elettrica a casa. Facciamo quello che possiamo per le famiglie, anche perché per i commercianti non sapremmo veramente come fare per i aiutarli: si tratta di somme fuori dalla nostra portata. C’è per tutti un aumento evidente, soprattutto per i costi del gas. Anche le bollette della parrocchia sono aumentate del 70%”.

Dai paesi alla città le difficoltà non cambiano. Don Damiano Madaro, vicario episcopale e parroco di santa Rosa a Lecce, traccia il quadro della situazione: “Diamo a 103 famiglie della comunità - racconta - un pacco viveri due volte al mese e 55 persone ogni giorno vengono alla nostra mensa della Caritas. I commensali stanno aumentando, sono già una decina in più rispetto a prima. La coperta è quella che è, e la parrochia fa la carità con i soldi che arrivano dalle offerte. Soldi che sono sempre meno perché sono sempre di più le famiglie che non possono permettersi di mettere mano al portafogli. Intanto, ho già spento uno dei congelatori della mensa dei poveri. Purtroppo, il peggio probabilmente non è ancora arrivato e se la parrocchia sta già pagando una media di 1700 euro di utenze ogni due mesi, come potrà fare qualcosa di più, rispetto a quello che già fa, per chi è in difficoltà?”, s’interroga don Damiano.  

Gli fa eco don Giuseppe Spedicato, arciprete di Monteroni. “Tramite la Caritas - sottolinea - aiutiamo 145 famiglie della parrocchia. E se prima venivano a chiedere alimenti e beni di prima necessità, adesso vengono direttamente con le bollette perché non ce la fanno. In inverno, purtroppo, sarà ancora peggio. Anche noi  stiamo pensando a come fare come parrocchia per ridurre i consumi. Visto che è impensabile ridurre le messe, stiamo studiando soluzioni alternative”. Il parroco della chiesa madre di Monteroni non nasconde i timori su un caro bollette che rischia di essere un tunnul ancora più buio della pandemia. “Dovremo riscaldare le aule del catechismo, i locali per i ragazzi e gestire le utenze dei vari stabili della parrocchia. Rischiamo - afferma don Giuseppe - di non poter più aiutare tutte le famiglie che cercano aiuto. Perché un conto è se le richieste si limitano agli alimenti o ai farmaci, un altro conto è se dobbiamo far fronte alle bollette. Si rischia il collasso. Ho ascoltato in queste settimane di campagna elettorale le tante promesse fatte da tutti i candidati e da tutti gli schieramenti. Da domani anche per loro ci sarà il banco di prova dei fatti: auspico coerenza da parte dell’intera classe politica perché non si può giocare sulla pelle delle persone”.

Tornando in quel di Lecce, don Fernando Doria è il parroco della chiesa di San Vincenzo De’ Paoli. “Stiamo facendo un po’ di economie anche noi, l’attuale chiesa - riflette - è piccolina e riusciamo ancora a difenderci, ma quando sarà pronta la nuova chiesa vedremo come fare. Intanto, anche da noi si registra un primo aumento nelle richieste di aiuto, giusto qualche caso in più, ma temo che in vista dell’inverno usciranno allo scoperto tante persone in difficoltà. Siamo già intervenuti pagando qualche bolletta. Vedremo se anche più in là avremo le risorse per poter aiutare tutti, anche perché in tanti soffrono le difficoltà ma ancora non lo dicono, restano in silenzio. Bisogna, intanto, far capire che la colletta domenicale non serve né per il parroco o per chissà che, ma per aiutare i nostri parrocchiani che non ce la fanno più.  Purtroppo, siamo anche al cospetto di una reazione a catena: se anche le famiglie che economicamente si difendono devono stringere la cinghia per pagare le bollette - è il ragionamento di don Fernando - difficilmente potranno contribuire più di tanto con le offerte per aiutare chi è davvero in crisi”. Stesso discorso per don Salvatore Scardino, parroco di Melendugno e Borgagne. “In una parrocchia abbiamo già avuto il raddoppio del costo in bolletta, nell’altra ancora no perché abbiamo cambiato gestore. Per il resto, le persone che bussano alle porte della chiesa per chiedere aiuto ci sono sempre state, ora però stanno aumentano ogni giorno e il vero problema - conferma don Salvatore - sarà riuscire davvero ad aiutare tutti”.

 

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