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L'altra sera si è tenuto a Trepuzzi presso l’aula consiliare il convegno dal titolo “Moro. Martire laico” facente parte del progetto dedicato ad Aldo Moro del Consiglio regionale della Puglia.

Ha introdotto e moderato l’incontro Giacomo Fronzi, consigliere delegato alle politiche culturali che, nel ringraziare l’on. Gero Grassi per la sua presenza, ha sottolineato che “sono ben 706 gli incontri che ha finora sostenuto al fine di far conoscere la figura di Aldo Moro la cui morte ha segnato la fine di quel modo di fare politica in Italia. Desiderio poi del prof. Renato Moro, nipote dello statista - continua Fronzi - è quello di strappare il ricordo dell’allora presidente della Democrazia Cristiana dalla data della sua morte e dalla celebre foto che lo ritrae con alle spalle il drappo con il simbolo delle brigate rosse.” In occasione dei 40 anni dalla strage, infatti è lo stesso Renato Moro che dichiara “bisogna liberare Moro dal carcere brigatista e riconsegnarlo a chi lavora alla tessitura quotidiana del ben comune.”

Il sindaco Giuseppe Taurino, rivendicando la sua lunga amicizia con l’onorevole Grassi, ha evidenziato come Moro auspicasse profondamente il dialogo fra forze politiche diverse e la necessità di un confronto largo e partecipato. Moro voleva che si affermasse il principio dell’alternanza tra forze di governo che si sarebbero confrontate legittimamente e legittimandosi reciprocamente. Qualcuno è riuscito a fermare Moro, ma non quel processo della storia che è andato avanti comunque. Ricordando poi gli anni ’70, Taurino ha evidenziato la contrarietà di Moro al referendum sul divorzio voluto invece da Amintore Fanfani. Moro sosteneva “il referendum servirà solo a certificare che i cattolici sono una minoranza nel nostro paese. È venuto il momento di testimoniare i nostri valori, non di imporli con la forza della legge.” Moro era consapevole di quale sarebbe stato il suo destino tant’è – continua Taurino – che affermò: “Non è in gioco la mia persona, perché il mio destino sembra segnato, ma nel momento in cui la DC considera prevalente l’interesse dello Stato rispetto alla persona, rinnega la sua storia.”

Gero Grassi, componente della Commissione d’inchiesta sull’eccidio di via Fani, sul rapimento e la morte di Aldo Moro, prima di affrontare ampiamente le cause, le modalità il numeroso elenco di entità coinvolte nel suo rapimento, tutto peraltro ben spiegato nel suo libro “Aldo Moro: la verità negata” giunto alla sua terza edizione, ci dà l’idea di chi fosse l’uomo Moro. Un brillante studente in giurisprudenza, attualmente il migliore in Italia, laureatosi in tre anni con 13 esami superati con la votazione di trenta e lode e gli altri 8 “solo” con trenta. Il più giovane professore universitario d’Italia, titolo per il quale ha rischiato l’arresto nel 1937 in quanto inviso al podestà fascista, salvato solo dall’intervento dell’allora Vescovo di Bari Mons. Marcello Mimmi. Un ministro dell’istruzione che è riuscito a far uscire gli italiani dall’abisso dell’analfabetismo in cui le due guerre li avevano relegati, chiedendo alla Rai di trovare un format e un maestro in grado di insegnare attraverso la televisione a leggere e a scrivere a tutti. Da qui nacque la trasmissione “Non è mai troppo tardi” condotta dal maestro Alberto Manzi; Moro non batté ciglio quando l’allora direttore Rai gli rivelò che il maestro Manzi aveva però il “difetto” di essere comunista, a lui interessava la persona e ciò che era in grado di fare. Questo è solo un esempio di ciò che intendeva Moro ogni volta che ripeteva “La persona prima di tutto”. Un esempio meno conosciuto, ma forse più eclatante, è l’aiuto che il cinque volte Presidente del Consiglio offrì a Enrico Berlinguer affinché potesse tornare immediatamente in Italia e in condizioni di totale sicurezza dopo l’incidente automobilistico (per alcuni storici attentato) che aveva subito a Sofia nel 1973. Un uomo le cui trame del suo ultimo periodo di vita si stanno ancora dissolvendo, in cui le verità che la commissione d’inchiesta voluta dall’onorevole Grassi continua a rivelare sono sempre più sconvolgenti, in cui ogni volta che si pensa di aver capito come si siano svolti i fatti si è riportati alla realtà da un nuovo colpo di scena. Un uomo le cui idee allora erano considerate scomode, visionarie, oggi le definiremmo terribilmente attuali.

Chi voglia approfondire il lavoro della commissione d’inchiesta, oltre al libro su citato, può visitare il sito www.gerograssi.it

 

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