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Per la prima volta, l’arcivescovo Angelo Panzetta, presiedendo ieri in piazza, dopo la processione presieduta da don Mattia Murra, la messa del Martedì di Pasqua, ha vissuto con la comunità di Surbo la festa più sentita nella cittadina alle porte di Lecce: quella in onore della Madonna di Loreto.

 

 

 

 

“Mentre venivo qui - ha così introdotto l’omelia - ho vissuto il tragitto come un pellegrinaggio e penso che la Madonna quest'anno mi aspettava per vivere qui. Mi chiedevo arrivando a Surbo che senso ha vivere una festa della Madonna nell'Ottava di Pasqua? Effettivamente questa collocazione ha un radicamento teologico spirituale molto forte, perché in questi giorni nei quali abbiamo celebrato la Pasqua: Gesù sulla croce ha affidato il discepolo che egli amava a sua Madre e consegnato sua madre al discepolo. In quel contesto, nel pieno compimento del mistero pasquale, Gesù ha voluto affidare il discepolo che lui amava, cioè tutti noi, tutti noi discepoli, alla cura materna di Maria. Gesù ha voluto la Chiesa come una famiglia e per questo era necessario che la famiglia si radunasse attorno a sua madre”.

“Noi, dunque - ha proseguito l’arcivescovo Panzetta -, siamo radunati qui come famiglia di Dio, attorno a Maria e insieme con lei, vogliamo vivere e rivivere la pienezza del dono dello Spirito proprio come racconta l'evangelista Luca negli Atti degli apostoli: quando è disceso lo Spirito Santo, Maria era lì nel cenacolo con la comunità dei discepoli. Poco tempo fa, ho perso mia madre e mi sono reso conto in questi giorni di quanto lei sia importante nella vita mia e in quella dei miei familiari famiglia. Le mamme sono come i bottoni: tengono unite le cose. E pensavo che Maria di Nazareth è proprio importante nella Chiesa: ci fa riscoprire la bellezza di essere tutti insieme discepoli di Gesù”.

“Ma noi dobbiamo essere chiari - ha osservato -. Maria di Nazareth non è il centro della nostra fede. Il centro è Gesù morto e risorto per noi. Maria ma è certamente è centrale perché lei ha avuto un posto all'interno della storia della salvezza veramente insostituibile, ha avuto un ruolo decisivo e continua avere un ruolo decisivo accompagnando la Chiesa e accompagnando ciascuno di noi”.

“Chiediamo a Maria, in questo giorno mesto per la morte di Papa Francesco - ha aggiunto l’arcivescovo coadiutore - di accompagnare la Chiesa, di accompagnare il discernimento dei cardinali, perché chi riceverà la responsabilità del ministero pietrino possa continuare a svolgere la diaconia che ha svolto Papa Francesco, abbia le risorse umane spirituali che sono indispensabili per adempiere ad un compito così gravoso”.

Poi Panzetta è passato a commentare la Parola di Dio.

“Nel brano del Vangelo abbiamo ascoltato l'esperienza meravigliosa di Maria Maddalena che incontra il Signore Gesù. Qualcuno può con curiosità chiedersi: ma perché Maria Maddalena fa tanta fatica a riconoscere il Signore? Perché lo scambia con il custode del giardino? E perché solo dopo che il Signore la chiama per nome, lo riconosce?”.

“Perché Gesù risorto - è la risposta del presule - è stato glorificato. Non è più solamente Gesù di Nazareth che Maria Maddalena ha conosciuto prima della morte in croce: nella risurrezione egli è diventato il Figlio di Dio glorificato, e dunque, bisogna riconoscerlo con occhi nuovi, per riconoscere in profondità il mistero di Cristo.

“A Maria - conclude Panzetta - il Risorto chiede di andare e di annunciare il mistero di Cristo, le chiede di annunciare il mistero pasquale di Gesù, il mistero della risurrezione. Questo significa che quando noi incontriamo Gesù risorto, questa esperienza non ce la possiamo tenere per noi, non è più tempo di un cristianesimo intimistico. Abbiamo la responsabilità missionaria di gridare al mondo la bellezza di aver incontrato il Signore Gesù. A noi tutti, mentre siamo qui attorno a Maria, è stata rivolta una parola di salvezza. Per questo vogliamo essere come Maria Maddalena, persone che dopo aver incontrato il Signore Gesù risorto, lo annunciano e lo testimoniano in tutti i contesti della loro vita”.

 

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