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Si è svolta sabato scorso a San Pietro Vernotico, nel piazzale della chiesa parrocchiale dei Santi Angeli Custodi, la cerimonia di dedicazione e di intitolazione di due vie del quartiere a don Vincenzo Marzo, primo parroco della comunità e all'arch. Giuseppe Zander, progettista del complesso parrocchiale.

L'intervento dell'attuale parroco, don Vincenzo Martella - alla presenza dell'arcivescovo Michele Seccia, del sindaco Pasquale Rizzo e dei figli dell'architetto, Pietro e Olimpia Zander - riassume in pieno il senso dell'evento religioso e civile allo stesso tempo. Ecco il testo integrale.

Amici carissimi,

a tutti rivolgo un fraterno benvenuto, nello spirito di cordialità ed amicizia che questo momento richiede.

Oggi affiorano facilmente alla mente le parole del vangelo di Giovanni: “Amavano la gloria degli uomini, più che la gloria di Dio” (Gv 12, 43). L’evangelista lo scrive a riguardo di alcuni giudei che, pur credendo in Gesù, non dichiaravano la propria fede per timore di essere derisi. Queste parole a me sono apparse particolarmente adatte ad introdurre la presente cerimonia con la quale dedichiamo due vie del nostro territorio alla memoria dell’arch. Giuseppe Zander, che ha progettato questa chiesa parrocchiale e di don Vincenzo Marzo che è stato il primo parroco della comunità dei Santi Angeli Custodi.

Essi, infatti, non amavano la gloria degli uomini, non ambivano a prendere gloria gli uni dagli altri (cf Gv 5, 44). Amavano la gloria di Dio e Dio stesso. Ed è per questo che il dovere opportuno, grato e gioioso di ricordarli, anche con il gesto incisivo che stiamo per compiere, è emerso da sé dalla memoria storica locale e dal cuore della gente che non ha dimenticato il loro fondamentale contributo. Loro sono stati più grandi di noi. Certamente anche più semplici, più carismatici, più liberi e quindi realmente meritevoli, oggi, di questo riconoscimento.

Il versetto evangelico citato, dunque, ci aiuta a cogliere e comprendere appieno il valore dell’odierna giornata. Non esaltare semplicemente il genio artistico di Zander e l’impegno pastorale di don Vincenzo, ma richiamare a tutti - poiché questo è veramente necessario e urgente - la motivazione originaria e lo spirito del loro servizio e della loro opera: essere segno della presenza di Dio in mezzo agli uomini, che rischiano sempre di perderlo di vista troppo banalmente. Ieri e, forse, ancor più oggi. Come è stato di recente richiamato, perfino da voci autorevoli, il vero dramma del nostro tempo è l’assenza di Dio. Quando Dio scompare dalla sfera pubblica, la società perde il criterio e la misura dell’umano, perde il senso dell’orientamento. Quanto questo sia vero e reale ai nostri giorni non occorre affatto spiegarlo. In definitiva un mondo senza Dio può essere solo un mondo senza significato. Come noi stessi, talvolta, rischiamo di diventare insignificanti davanti alle grandi opere di chi ci ha preceduto. Tuttavia, la vera sapienza è considerare tutto ciò una sfida da accettare ed affrontare anche con il coraggio e l’intraprendenza - ma sempre con serena letizia - che i nostri fondatori hanno saputo dimostrare. Il coraggio, cioè, di dare maggiore spazio a Dio più

che ai propri meriti e al proprio onore; il coraggio di raccogliere la gente per creare una comunità animata da fede viva e generosa carità più che affermare individualisticamente se stessi e le personali ambizioni; il coraggio di far crescere un paese nella collaborazione rispettosa e fraterna più che indebolirne lo spirito di coesione e di comunione solidale.

Queste due vie appartengono al territorio cittadino. E per questo ringrazio il sindaco che ha accolto benevolmente la nostra istanza, procedendo con regolare e formale atto deliberativo a  questo significativo avvenimento che rievoca e riconosce contestualmente anche l’opera di tutti i benefattori, iniziando dal donatore Melli. Appartengono simbolicamente anche alla nostra comunità, giacchè siamo qui appunto per l’impegno di Zander e di don Vincenzo. Grazie molte a lei, Eccellenza, che pur non avendo conosciuto personalmente queste due figure ha voluto rendersi presente per un vivo senso di amore alla nostra chiesa diocesana. Infine appartengono alla storia di tutti, poiché Zander ha contribuito in maniera incisiva nell’architettura italiana e nella riforma liturgica. Grazie a lei prof. Pietro Zander, grazie a lei signora Olimpia Zander, che da Roma e dal Vaticano siete ritornati tra noi dandoci un grande onore.

Resta solo un augurio da formulare. Che la nostra città di San Pietro possa ancora e a lungo pregiarsi di nomi illustri, di personalità elevate e nobili, di figure carismatiche, che sappiano amare più la gloria di Dio che la gloria degli uomini e che si impegnino energicamente ad allontanare il popolo dalla mediocrità e condurlo a più grandi speranze.

Non dispiacerà a Zander, a don Vincenzo, non dispiacerà a nessuno, se chiudo questo breve intervento ricorrendo ancora alla Scrittura: “Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria per la tua fedeltà e per la bontà del tuo amore” (Sal 114, 1).

 

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